Nei primi cinque mesi del 2015 la polizia americana ha ucciso in scontri a fuoco in tutti gli Stati Uniti almeno 385 persone, una media di oltre due al giorno. Lo rivela un'analisi del Washington Post che sottolinea come i dati attuali corrispondano ad oltre il doppio della media registrata dalle autorità federali nel corso degli ultimi dieci anni.

Usando una varietà di fonti, tra le quali i rapporti della polizia e le notizie pubblicate dai media locali, il Post ha rilevato che la metà delle vittime erano bianchi, mentre l'altra metà apparteneva a minoranze etniche. Ma, tra quanti sono stati uccisi sebbene disarmati, due terzi delle vittime erano ispanici o afroamericani.

Nel complesso, considerando la composizione demografica delle aree nelle quali sono avvenuti gli scontri a fuoco, le vittime afroamericane sono tre volte superiori rispetto ai bianchi o agli ispanici.

La grande maggioranza delle vittime, oltre l'80 per cento, erano armate con oggetti potenzialmente letali, in primo luogo pistole, ma anche coltelli, machete, veicoli a motore e, in una circostanza, anche una sparachiodi. Quarantanove persone rimaste uccise erano però disarmate mentre in 13 casi le pistole impugnate dalle vittime sono risultate armi giocattolo.

Nel complesso, il 16 per cento delle persone uccise dalla polizia erano completamente disarmate o in possesso di armi giocattolo, quindi inoffensive.

L'età delle 385 persone uccise finora dalla polizia nei vari Stati Usa varia da 16 agli 83 anni. I otto casi si è trattato di minorenni. Novantadue persone tra quelle rimaste uccise, circa un quarto delle vittime, sono state riconosciute dalla polizia o dai parenti come affetti da problemi mentali.