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16 maggio 2024

Vittorio Veneto

PARLA COI LUPI

Renzo, Kois, Haki e un pregiudizio da sfatare: i lupi sono cattivi

| Emanuela Da Ros |

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| Emanuela Da Ros |

VITTORIO VENETO - Inutile cercarlo. Fuori dal cancello della casa-ambulatorio del veterinario vittoriese Renzo Piccin non troverete mai un cartello con la scritta “Attenti al lupo”. Non perché Renzo Piccin non abbia un lupo in casa (ne ha due, per il momento), ma perché è convinto che il lupo, rispetto ad altre “fiere”, sia uno degli animali più buoni del mondo.

“Pensa a Romolo e Remo allattati dalla lupa – mi fa notare - : che quella vicenda sia storica o leggendaria, ha comunque un fondamento di verità. Perché, anziché da una lince o da un’orsa, si è pensato che i neonati potessero essere allevati da una lupa? Perché questo animale ha un innato talento protettivo nei confronti dei più deboli”.

Ma – viene da contestare – è anche vero che per Dante la lupa è l’allegoria della cupidigia e che il nostro poeta se la mette lì, tra i piedi, a bloccargli il cammino verso la salvezza.

“Questo – ribatte Piccin – perché nei mesi invernali il lupo aveva bisogno di procacciarsi nutrimento, di soddisfare la fame, di sopravvivere.” Insomma a sentire Renzo Piccin, 51 anni, due figli, una moglie (Mirella) e un curriculum di onorificenze, premi, titoli e abilitazioni lungo da qui fino al mare, del lupo no. Non si deve aver paura.

Il veterinario Renzo Piccin con Kois

Un tempo da lupi. E infatti Renzo Piccin i lupi li tiene in casa (soprattutto di notte, che se no magari disturbano i vicini), o in giardino. E’ uno dei pochi che in Italia ha avuto in affidamento due esemplari di lupo italiano, un animale utilizzato per statuto dalle Forze di polizia e dalla Protezione civile. Del resto chi meglio di questo straordinario personaggio potrebbe allevare delle specie di animali così rari (in Italia ce ne sono circa 300)?

“Per tenere un animale – ci dice Piccin – ho dovuto diventare veterinario. E aspettare parecchi anni dopo la laurea: il tempo di avere una casa e un giardino abbastanza grande per ospitarne uno. E il primo animale che mi è stato affidato è stato proprio un lupo, Kois.

La piccola Haki

Kois.E il liquido seminale congelato. Di Kois bisogna dire due cose: che – nel suo genere - è un gran figo e che se fosse un uomo, sarebbe l’uomo ideale. Il fatto è che Kois appartiene al genere “lupo italiano”, alla razza dotata di pelo e canini appuntiti, a quella razza che le fiabe (prendi quella horror di Cappuccetto Rosso) ci hanno abituati a considerare cattiva. Ma Kois, il lupo che convive con Renzo Piccin e la sua famiglia da 11 anni, di cattivo (è una battutaccia, perdonatemi) non ha nemmeno l’alito. Questo lupo non solo si lascia avvicinare, accarezzare, abbracciare (soprattutto dai bambini, soprattutto dai portatori di handicap) ma nell’arco di pochi mesi da padre-balia diventerà marito-amante-padre della piccola lupa che oggi accudisce, educa, bacia, lecca, sgrida eccetera.

Da quattro mesi, Kois (il nome che gli è stato dato è quello di un ex giocatore della Fiorentina) ha infatti trovato una compagna, una piccola lupa che viene da Pieve Santo Sefano (in provincia di Arezzo) e che se per ora gioca con lui e lo morde a sangue (le femmine a volte hanno un caratterino terribile) tra qualche settimana potrebbe farci l’amore e dar vita a una cucciolata di lupi italiani. Vi state chiedendo se Kois (11 anni) non sia troppo vecchio per diventare padre? “I lupi – spiega Piccin – non vanno in andropausa e anzi il seme di Kois è appena stato stoccato nell’ambito di una ricerca che sta portando avanti l’università di Torino. Il lupo gode di buona salute e ha una probabilità di vita che arriva sino ai 14, 15 ma anche ai 18 anni. Le lupe femmine raggiungono invece la maturità sessuale verso gli otto, dieci mesi”.

Quindi tra breve, potremmo assistere a un lieto evento come la nascita di un bel po’ di lupacchiotti? “E’ probabile, ma non così certo. Anche i lupi, come gli uomini si devono piacere”. E Kois piacerà a Haki?

Kois e Haki

Haki. Siccome ha un nome giapponese (Haki, vuol dire orgoglio e ambizione) non si riesce subito a stabilirne il sesso. Ma i tre indizi che semina strada facendo e che – secondo Montanelli – fanno una prova ci danno la certezza che è femmina: non ha peli sulla lingua (a parte quelli strappati al compagno Kois), adora le (mie) ballerine glitterate e non fa pipì contro gli alberi.

E poi Haki è tutta “tutta pepe”. Haki è la lupa che da quattro mesi è entrata in casa Piccin. Ci è arrivata che aveva appena 40 giorni “perché i lupi – dice il veterinario – vanno presi in affidamento piccolissimi, per essere svezzati”. E Haki è stata “svezzata” soprattutto da Kois, il lupo che se adesso le fa da padre tra poco potrebbe farle da compagno, da amante. Cose che succedono in Natura e a Hollywood (basta pensare a quel mito di Woody Allen). Perché tra animali e uomini c’è comunque una gran differenza. Una differenza che Renzo Piccin è convinto vada mantenuta. Secondo il veterinario gli animali, per quanto finiscano con l’assomigliare agli uomini con cui coabitano, non andrebbero mai antropoformizzati, considerato umani. Gli animali sono proprio un’altra razza, anzi: di altre razze, rispetto agli uomini. E questo, per una volta, non è un pregiudizio. E’ scienza.

 


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