Dalle rive di Casale sul Sile, ortaggi esotici e aromi nostrani

Rio Verde, il kilometro zero che sa di Brasile

| Sara Armellin |

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CASALE SUL SILE - Luffa, couve, tomatillo, jilò e kiwano: no, non è la formazione del Brasile campione del mondo nel 2002, bensì alcune delle piante che Federico Zago coltiva in riva al Sile, in località Casale, nella sua più che originale azienda agricola. Perché qui non si pratica agricoltura convenzionale, né si piantano i classici ortaggi tipici della campagna veneta: passeggiando nei 2 ettari di campi, che si mescolano con il giardino della villetta dei genitori di Federico, ci si imbatte in piante dall’aspetto decisamente esotico, ricavate da una selezione personale di semi.

Federico è infatti un personaggio che possiamo definire “agronomo esterofilo”: terminati gli studi universitari, ha trascorso un paio di mesi in Sud America per perfezionare la conoscenza del portoghese. E’ tornato in Patria con le tasche piene di semi e con Barbara, che nonostante il nome è una Brasiliana doc ed è diventata sua compagna di vita. Un po’ per amore, un po’ per innata curiosità, ha iniziato a piantare dietro casa i semi della frutta e della verdura tanto amata da Barbara, che non riusciva a trovare nei banchi dei fruttivendoli locali sapori e colori che compensassero la sua “saudade culinaria”.

Da un paio di gombine per uso personale, si è poi passati a sempre più piante, perché il passaparola tra gli amici della comunità brasiliana ha fatto aumentare la domanda in via esponenziale. Così dal 2019, oltre all’attività di consulente agronomo, Federico ha aperto la sua azienda agricola, chiamandola appunto Rio Verde per omaggiare la lingua portoghese e il fiume Sile, che scorre a poche centinaia di metri dalle sue coltivazioni. L’acqua qui certo non manca, e nemmeno le buone temperature, visto l’andamento climatico delle ultime stagioni: in aiuto ci sono chiaramente anche due serre riscaldate, dove il nostro Federico crea le piantine dai semi che anno dopo anno si autoproduce, grazie alla perizia e alle conoscenze maturate negli anni di studio.

Tra le cultivar più strane, spicca la luffa cylindrica, richiestissima dai negozi bio: una sorta di zucchina rampicante che viene fatta essiccare e dal cui interno si ricava una spugna vegetale ottima per la pulizia personale e della casa. Per non parlare della couve, una brassicacea molto simile di aspetto ai cavoli nostrani, le cui ampie e dolcissime foglie vengono consumate crude in insalata o in estratti. Sapori e utilizzi inediti per ortaggi decisamente insoliti, la cui richiesta è in crescente aumento anche da parte dei ristoratori che sempre più cercano ingredienti fusion per re-interpretare i piatti della tradizione.

Oltre alle verdure e alla frutta fresca, la cui stagionalità è però limitata ai mesi estivi, nel laboratorio PPL - Piccola Produzione Locale - Federico produce anche erbe aromatiche essiccate, sali aromatizzati e miscele di erbe, per poter offrire una gamma più estesa di prodotti a chi si reca direttamente in azienda e ai tanti clienti che incontra nei mercatini artigianali a cui partecipa volentieri nei mesi primaverili ed estivi.

E se può sembrare quasi un ossimoro venire a sapere che in riva al Sile esiste un’azienda agricola che coltiva frutta esotica a km zero, si può anche constatare che fa parte dei tanti esempi della nuova creatività imprenditoriale che sempre più caratterizza le aziende agricole di ultima generazione. Una speranza per il futuro di molti giovani, con l’augurio che possano prendere esempio dalle storie innovative, come questa di Federico, per trovare nel settore primario terreno fertile per le loro idee.

 



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Sara Armellin

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