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18 maggio 2024

Castelfranco

SALMA GETTATA NELLA FOSSA COMUNE PER ERRORE, DOPO DIECI ANNI IL PROCESSO

I figli avevano pagato 3 milioni perché non fosse toccata, ma i resti erano stati rimossi comunque dagli addetti del cimitero

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SALMA GETTATA NELLA FOSSA COMUNE PER ERRORE, DOPO DIECI ANNI IL PROCESSO

Castelfranco – Una storia all’italiana quella legata alla sparizione della salma di Giuseppe Muraro: solo dopo dieci anni la prima udienza utile. Nel 2000 la salma dell’uomo, deceduto a 52 anni nel lontano 1969, era stata tolta per sbaglio dal loculo e gettata in una fossa comune.

Gli addetti del cimitero non sapevano che i famigliari avevano pagato oltre 3 milioni di vecchie lire affinché rimanesse lì e non fosse spostata nonostante fossero passati trent’anni dalla morte. I resti dell’uomo erano stati messi in una fossa comune insieme ad altre ventisette salme.

Dopo che i figli avevano protestato era stata presa una delle salme e quindi rimessa nel loculo. Ma la cassa prelevata era sbagliata. A seguito di varie vicissitudini erano riusciti a far riesumare altre due salme: ma nessuna di quelle due era quella di Giuseppe Muraro. A distanza di dieci anni la speranza di ritrovare quel che ne rimane è andata perduta.

Nemmeno se si riesumassero tutte e ventisette le salme ci sarebbe la possibilità che accadesse: erano state ricoperte di calce e a dieci anni di distanza è impossibile avere riscontri dal dna.

Per questo ora i quattro figli e la moglie di Giuseppe Muraro sono contrapposti in una causa civile al Comune di Castelfranco: ci sarà una richiesta di risarcimento danni. Il processo ha preso il via nel 2006, ma solo ieri, dopo un decennio e dopo essere passati per quattro giudici diversi, c’è stata la prima udienza utile: sono state sentite la moglie e la figlia di uno dei figli di Giuseppe Muraro, Giorgio. Il giudice si è riservato di decidere se sentire altri testi prima di arrivare a sentenza.

«Ormai la speranza di ritrovare i resti del defunto non c’è più – afferma l’avvocato della famiglia Muraro, Fabio Capraro -. Nemmeno se venissero riesumate tutte e ventisette le salme nella fossa comune: erano state ricoperte di calce e risulta impossibile effettuare il test del dna».

«Quando mio fratello era arrivato in cimitero trovando il loculo aperto avevamo richiesto venisse riesumata la salma di nostro padre – racconta Giorgio Muraro ripercorrendo l’incredibile vicenda -. Nella fossa comune ne erano finite ventisette. Gli addetti del cimitero dicevano che era uno di quelli all’inizio, avevano tirato su una salma e l’avevano messa nel loculo di nostro padre. Noi avevamo preteso di verificare. A distanza di dieci anni c’è un’unica certezza: quei resti non sono di mio padre».

«Nel loculo di mio padre c’è un altro. Su questo non c’è alcun dubbio – afferma Giorgio Muraro -. Nella cassa riesumata non avevano messo alcun nome. Ne avevano tirato su uno che gli pareva potesse essere mio padre. Questo, però, ha i capelli lunghi dietro ed è pelato fino a metà testa, inoltre non risulta la dentatura. Non è lui. Qualche anno dopo eravamo riusciti a far riesumare altre due salme: una aveva una corona in mano, l’altro era alto due metri. Erano stati riconosciuti dai rispettivi parenti».

Matteo Ceron

 


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