Covid, la testimonianza di un vittoriese: "In Brasile è una tragedia"
Alessio Gava racconta la sua esperienza
VITTORIO VENETO - “L’insostenibile situazione del paese, di cui l’emergenza sanitaria in atto è solo uno dei tanti aspetti, mi ha portato a decidere, lo scorso anno, di abbandonarlo, dopo ben diciassette anni e nonostante fossi soddisfatto della mia situazione professionale e accademica”.
Alessio Gava, 51enne vittoriese, ha lasciato il Brasile ad agosto dell’anno scorso. Attualmente è coordinatore e insegnante di matematica e fisica presso il liceo scientifico della scuola italiana “Enrico Mattei” di Casablanca, città che ha raggiunto a settembre del 2020.
La moglie di Alessio si trova ancora in Brasile, “perché la fuga da quel paese non è stata né prevista né pianificata”. Alessio conosce benissimo il Brasile: lì ha lavorato come insegnate, ha conseguito un master e un dottorato e ha iniziato la sua carriera accademica. Gli abbiamo chiesto di parlarci delle condizioni in cui versa il paese, falcidiato dal Covid-19.
Come state vivendo la situazione?
In ospedale è meglio non andarci, ricevono solo i casi gravi. File chilometriche per fare il test, ambulanze che entrano ed escono di continuo. Mia moglie racconta che la quantità di persone che probabilmente hanno il Covid e stanno chiuse in casa, cercando di curarsi da sole, è enorme, pare addirittura la maggioranza della popolazione.
Come la vivono i brasiliani? Quali sono le cause che hanno portato a questo disastro?
Siamo vicini alla soglia dei 400.000 morti, è una tragedia di cui si stanno occupando giornali e notiziari di tutto il mondo e che spaventa, giustamente, i governi di molti altri paesi. In questo momento, solo otto paesi al mondo non hanno restrizioni previste o il divieto di ingresso per chi proviene dal Brasile; ma stiamo parlando dell’Afghanistan e di pochi altri, come Tonga o il Costarica.
Come si è arrivati a questi numeri?
Non si è fatto assolutamente nulla per contenere il fenomeno. Una volta giunto il virus, non si è fatto nulla per impedirne la diffusione. Una volta diffusosi, non si è fatto nulla per limitarne i danni. Ma l’attuale presidente non si è limitato a non fare nulla, ha mantenuto fin dall’inizio un atteggiamento assurdamente negazionista.
Si sono viste immagini incredibili…
Basterebbe ricordare le scene viste recentemente a Manaus, dove in molti sono morti tra atroci sofferenze a causa della mancanza di bombole di ossigeno; o di quanti attualmente vengono intubati senza anestesia perché l’anno scorso ne è stato cancellato l’acquisto dal ministero della sanità.
Vista la quasi assenza di restrizioni imposte dal governo centrale, la vita lì continua come sempre? Nonostante i morti e la paura?
Esistono restrizioni imposte a livello locale, non dimentichiamoci che il Brasile è un paese federale. Ma le pressioni per mantenere tutto aperto, le vere e proprie campagne di disinformazione e le dichiarazioni e l’esempio che vengono dalla guida del paese fanno sì che la vita prosegua in modo pressoché normale; a volte qualche città decreta il lockdown, ma immancabilmente, pochi giorni dopo, torna sui suoi passi.