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06 maggio 2024

Oderzo Motta

SEQUESTRO PROSDOCIMO: ARRESTATO IL MANDANTE

Si tratta di Ferdinando Abate, 44enne di Trento ma con origini napoletane. Spedizione punitiva per intimidire il padre

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SEQUESTRO PROSDOCIMO: ARRESTATO IL MANDANTE

MEDUNA DI LIVENZA - I carabinieri di Conegliano hanno arrestato Ferdinando Abate, 44 anni, di Trento ma con origini napoletane, in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Pordenone, nell'ambito delle indagini sul sequestro di un giovane trevigiano.

L'uomo è ritenuto responsabile di essere il mandante del sequestro di persona, della rapina aggravata e del pestaggio con lesioni gravi, commessi la notte del 20 settembre 2011 tra Meduna di Livenza e Pasiano di Pordenone, ai danni di Alessio Prosdocimo (25), di Meduna di Livenza, figlio di un imprenditore della zona nel settore dei trasporti.

L'arrestato è ora ristretto presso il carcere di Pordenone.

Secondo l'Arma, Abate aveva assoldato due cittadini romeni, già arrestati il 25 novembre 2011 dagli stessi carabinieri, per compiere la spedizione punitiva nei confronti del figlio dell' imprenditore, per contrasti legati all'attività lavorativa di quest'ultimo.

Stando agli elementi raccolti dai carabinieri, infatti, ci sarebbero state delle frizioni tra una ditta campana legata allo stesso Abate e la “Roiatti”, l’azienda del padre di Alessio Prosdocimo, Agostino. Al momento comunque alla ditta in questione non viene contestato nulla. Il quadro è ancora da delineare ed il movente al momento non è stato completamente chiarito.

Determinante per arrivare all’arresto è stato questo collegamento con la ditta campana, ma allo stesso modo è stato determinante anche il periodo trascorso in carcere dai due rumeni esecutori materiali del sequestro, del pestaggio e della rapina ai danni del ragazzo, i quali in pratica avrebbero ammesso di essere stati assoldati per punire il figlio dell'imprenditore. Questi peraltro avrebbero confermato agli inquirenti che alcuni “pizzini” ritrovati in casa loro erano stati scritti proprio dall’Abate, il quale, particolarmente scaltro, evitava qualsiasi tipo di comunicazione al telefono per non lasciare traccia. I due sarebbero stati ingaggiati dopo un incontro casuale in un locale in cui il mandante lavorava come buttafuori.

Per ridurre Alessio Prosdocimo in fin di vita avrebbero avuto un compenso di mille euro. Inquieta il fatto che altri foglietti simili a quelli in cui veniva ordinato come trattare Prosdocimo siano stati ritrovati dai carabinieri nell'ambito nell'indagine: l’oggetto delle spedizioni punitive, bloccate prima che potessero consumarsi, sarebbero stati altri imprenditori o commercianti.

Azioni che secondo gli inquirenti hanno una matrice di chiaro stampo mafioso e senza precedenti in provincia di Treviso.

 


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