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23 aprile 2024

Franco Lorenzon

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Pietro Panzarino - Vicedirettore | commenti |

In tempi non sospetti, la Cisl di Treviso, guidata dal Franco Lorenzon, aveva colto la necessità di uscire dal solito tran tran della ripetizione di quanto si continuava a fare anno dopo anno. Aveva lanciato una prima sfida per superare quella tradizione.

Puntò al superamento della dimensione provinciale con l'unione tra Treviso e Belluno e ci è riuscito!
La stessa CISL regionale, su tale indicazione, tentò la medesima operazione tra altre due province del Veneto, ma le resistenze sono state tali, per cui non è stata fatta nessun'altra "fusione".

Lorenzon è riuscito anche a superare la vecchia logica delle parti tra industriali e sindacati, trovando nell'ex Presidente di Unindustria trevigiana, Vardenega un interlocutore aperto e disponibile.
Questa operazione continua con la nuova Presidente, Piovesana. Abbiamo parlato di questo e di altro, di quanto avviene nella società trevigiana. Viene fuori dall'intervista un quadro in movimento, con luci ed ombre.

1. Quali sono i dati fondamentali di Belluno e Treviso e la distribuzione degli iscritti nelle due province?
Belluno e Treviso contano assieme quasi 100.000 iscritti (per la precisione 97.748 nel 2013), di cui sostanzialmente un quarto di Belluno e tre quarti di Treviso. Naturalmente la categoria dei pensionati è la più consistente (47.000 iscritti). Tra i lavoratori attivi due sono le categorie principali: la Fisascat (Commercio e servizi) con 10.293 iscritti e la Filca (legno, edili) con 10.068 iscritti. Più distanziate due categorie ‘storiche’ del sindacato: la FP (Pubblico impiego) con 5.475 iscritti e la Fim (metalmeccanici) con 5.537 iscritti. A seguire la Femca (tessili, calzaturieri e chimici con 4.203 iscritti) e la Scuola (4.156 iscritti). La Cisl continua ad essere il primo sindacato del territorio nonostante le difficoltà poste dalla crisi, con le categorie più ‘tradizionali’ in calo, e altre in costante crescita (es. nel settore dei servizi).

2. Superamento della dimensione provinciale. A che punto è il dibattito? E a livello regionale?
Le province, così come le abbiamo conosciute, non ci saranno più. A Belluno è commissariata da qualche anno, mentre a Treviso rimane – unica in Veneto – ancora in piedi, ma non sarà rinnovata alla scadenza. Per ora non è chiaro dove si andrà a parare: Città metropolitana? Grande Treviso? Regionalizzazione? Di sicuro la direzione di marcia è quella dell’accorpamento delle ‘funzioni’ di carattere sovra comunale e di una riduzione (augurabile) dei costi e della burocrazia. E’ probabile che diventino l’espressione dei Comuni (che nel frattempo si dovranno accorpare tra di loro), con una elezione cosiddetta di secondo livello. Quel che conta è che l’assetto istituzionale segua e si adatti ai cambiamenti economici e sociali che sono da tempo in atto, i quali non tengono certo conto delle attuali divisioni amministrative.
Come Cisl, unendo Belluno e Treviso, siamo andati in questa direzione.

3. I rapporti con Cgil e Uil e i sindacati autonomi. Esiste ancora la triplice? Il progetto unitario si è fermato?
Nelle nostre zone la presenza del sindacalismo autonomo è irrilevante. D’altra parte il terreno in cui esso attecchisce è prevalentemente quello pubblico, dove maggiore è stata la possibilità (finora ) della rivendicazione corporativa.
Per quanto riguarda Cgil e Uil, il rapporto locale è di “buon vicinato”, avendo individuato nelle “cose da fare” - anziché nelle differenze ideologiche - il terreno di confronto e di sperimentazione.
Il progetto di unità organica non è alle viste, ma in un periodo di crisi e di forti accelerazioni, un sindacato diviso rischia la marginalità. Per questo, prima o poi, sarà inevitabile pori il problema di un’unità vera.

4. Ma le banche, locali e non, prestano i soldi alle aziende?
Dopo il periodo iniziale della crisi (2009-2011) in cui le imprese rivendicavano a gran voce un’apertura del credito bancario, la situazione si è stabilizzata, pur rimanendo la questione del credito uno degli snodi critici della crisi. Anche le banche, infatti, hanno avuto notevoli problemi, per lo più legati alle difficoltà delle aziende, ma anche ad una loro scarsa lungimiranza. Le banche hanno rimproverato alle imprese di essere troppo abituate a lavorare ‘solo’ con il denaro avuto in prestito e quasi niente con risorse proprie. Non è un caso, infatti, che molte imprese locali siano sottocapitalizzate, cioè hanno pochi capitali propri perché li hanno investiti (o portati…) altrove.
Le banche sicuramente hanno molte responsabilità, ma le imprese non sono da meno. D’altra parte nei C. di A. delle banche ci sono molti imprenditori.

5. Qual è la tua valutazione sul comportamento delle industrie locali?
Nel periodo dello sviluppo ( il “miracolo del Nordest”) molte imprese hanno pensato per lo più ai propri interessi. Alcuni legittimi, altri meno. Di sicuro molti imprenditori hanno ritenuto l’impresa più che un “bene comune”, un “bene famigliare”.
In questo periodo il rapporto con i lavoratori (relazioni sindacali) e il rapporto con il territorio (impresa sociale) non sono stati sempre positivi. E infatti la conflittualità è stata molto elevata. Nel tempo – grazie alla crescita economica e alla contrattazione sindacale – molti benefici dello sviluppo si sono trasferiti anche ai lavoratori.
La crisi ha fatto maturare negli imprenditori più lungimiranti, l’idea che ‘facendo squadra’ con i lavoratori e col territorio avrebbero avuto maggiori possibilità di superare la crisi.
Questo va nella direzione di relazioni sindacali più partecipative con i lavoratori e di ‘responsabilità sociale’ con la comunità locale. Si tratta tuttavia ancora di “avanguardie” di imprenditori e la strada da percorre è ancora molto lunga.

6. Sintetizza dal tuo punto di vista il recente dibattito tra la Cisl Belluno Treviso e il sottosegretario Pier Paolo Baretta, già segretario nazionale della Cisl.
Il governo - di cui P.P. Baretta è un autorevole esponente - intende imprimere una forte accelerazione ai processi di riforma ai vari livelli: mercato del lavoro, pubblica amministrazione, istituzioni, ecc.
La direzione di marcia è condivisibile (purché non sia solo di facciata) e chiede al Sindacato di accettare la sfida del cambiamento. Questo è il senso principale del confronto che si è sviluppato fra la Cisl di Belluno Treviso e il sottosegretario.
Per quanto ci riguarda, il primo e più urgente impegno deve essere quello di assicurare uno sviluppo economico capace di riassorbire la grave disoccupazione che interessa il nostro Paese.
Il secondo riguarda la riforma dei sistemi di welfare (sanità e previdenza) per renderli più adeguati alle nove esigenze dei cittadini, con l’avvertenza che occorre tenere bene a mente che si parla del desino concreto di molte persone “in carne ed ossa”. Diversamente si fanno ‘disastri’ come quello provocato della ex Ministro Elsa Fornero con gli esodati, gente lasciata in mezzo al guado senza lavoro e senza pensione, per i quali si sono già spesi oltre 10 miliardi di euro senza dare una risposta definitiva al problema.

7. Che poi dirci della nuova presidente provinciale di Unindustria, Piovesana?
Della nuova presidente di Unindustria di Treviso non posso dire molto, se non in maniera indiretta. Va premesso che si tratta di una donna che si è guadagnata sul campo il rispetto di tutti, avendo preso le redini di un’azienda di famiglia con tutti i problemi che si incontrano quando avviene un cambio generazionale.
In secondo luogo è titolare di un’azienda del mobile arredamento, cioè quel settore che nella nostra Provincia è stato più colpito dalla crisi e che si può a buon ragione assumere a simbolo della crisi. E poiché la presidente Piovesana ha finora dato risposte positive a questa crisi, non c’è alcun dubbio che ‘ci sappia fare’. Sul piano della delle relazioni industriali a livello provinciale, confido sul fatto che possa continuare la positiva esperienza del suo predecessore Vardanega, e anzi abbia il coraggio di andare oltre, perché oggi ce n’è molto bisogno.

FRANCO LORENZON
1. Ha lavorato come operaio dal 1974 al 1977 presso il Mobilificio Battistella di Pieve di Soligo, dove è diventato delegato sindacale.
2. Viene chiamato in aspettativa sindacale come operatore sindacale a tempo pieno dalla Filca Cisl (settore legno - edilizia - costruzioni) di Treviso dal gennaio 1977, svolgendo inizialmente la propria attività nella zona del Quartier del Piave. Dal 1980 è chiamato a lavorare nella zona di Treviso.
3. Dal gennaio 1981 diventa segretario generale della Filca Cisl territoriale di Treviso (gli altri due territori erano Destra Piave e Sinistra Piave).
4. Dal 1986 diventa membro della segreteria regionale della Filca Cisl del Veneto.
5. Dal luglio 1992 diventa Segretario Generale della Filca Cisl del Veneto.
6. Dal luglio 2002 diventa membro della segreteria regionale della Cisl del Veneto, con la delega ai problemi del welfare: previdenza, sanità, sociale, cooperazione, immigrati, consumatori.
7. Dal gennaio 2008 è Segretario Generale della Cisl di Treviso e dal marzo 2013 Segretario Generale della Cisl di Belluno Treviso.
8. E’ membro del Consiglio Generale della Cisl nazionale.



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