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12 maggio 2024

Pfas cos'è?

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Alberta Bellussi | commenti |

Pfas cos’è?

Da un po’ di tempo sentiamo parlare di inquinamento da Pfas.

Ma cos’è sta ad indicare la parola Pfas?

Significa letteralmente perfluoroalchiliche che sono delle sostanze chimiche usate utilizzate nell’industria per rendere impermeabili i tessuti e i rivestimenti.

Scoperto in Veneto una presenza piuttosto elevata nelle falde acquifere di questa sostanza.

L’Istituto superiore della Sanità ha scoperto elevate concentrazioni dell’agente inquinante nelle zone di Montecchio Maggiore, Lonigo, Brendola, Creazzo, Altavilla, Sovizzo e Sarego. Tuttavia l’inquinamento delle falde acquifere colpisce seppure in misura inferiore, una vastissima area della nostra Regione.

 Quello che preoccupa di più, è che l’agente inquinante è stato riscontrato in presenza massiccia anche nel sangue delle persone; i casi accertati sono persone che bevono spesso acqua del rubinetto.

Le sostanze perfluoroalchiliche si sono diffuse in un'area enorme del territorio veneto e che il problema interesserebbe 400 mila residenti delle province di Vicenza, Verona, Treviso  e Padova.

Nella provincia di Treviso non si raggiungono i picchi di inquinamento registrati nel vicentino, dove la media dei rilevamenti Pfas si assesta tra i 200 e i 2 mila nanogrammi per litro d’acqua con punte che arrivano anche a quota 12mila. M

E’ ancora impossibile stabilire gli effetti di questa sostanza e mancano le norme che regolano questo tipo di inquinamento.

Qual è la situazione della Provincia di Treviso?

Tracce di sostanze perfluoro cloridriche sono state riscontrate nelle acque sotterranee a Paese, Morgano, Quinto di Treviso, Istrana, Farra di Soligo, Casale sul Sile, Castelfranco, Loria, Vedelago, Riese, Maser, Montebelluna, Vittorio Veneto. Nella maggior parte dei casi, i campionamenti hanno evidenziato livelli di Pfas sotto quota 30 nanogrammi/litro (che spinge a considerare le tracce “tralasciabili” trattandosi di microgrammi per litro di acqua), ma non è così per quanto riguarda i tre Comuni di Casale sul Sile, Paese e Farra di Soligo. Qui infatti i rilevamenti hanno evidenziato balzi in alto fino a toccare quota 397 nanogrammi a Casale (dove una precedente analisi ne aveva scoperti 576); 620 nanogrammi a Paese (analisi dell’agosto 2015, che poi pare sia stata ripetuta a dicembre trovando valori più bassi); acque sotterranee a quota 90 nanogrammi a Istrana (novembre 2015); tra 101 e 63 nanogrammi in un pozzo a Farra di Soligo.

La Regione Veneto ha emanato un Comunicato stampa N° 583 del 26/04/2016

Venezia, 26 aprile 2016

Nella discussione in consiglio regionale sulla risoluzione relativa a “Inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche nella Regione Veneto: ulteriori iniziative a tutela e salvaguardia della salute della popolazione e dell'ambiente nei territori interessati” sono intervenuti anche gli assessori regionale all’agricoltura Giuseppe Pan, all’ambiente Gianpaolo Bottacin e alla sanità Luca Coletto.

L’assessore Pan ha riferito degli esiti dell’incontro avuto in mattinata con i rappresentanti delle organizzazioni agricole, informando sulle decisioni che sono state prese e assicurando il consiglio che, pur in attesa degli esiti dei monitoraggi dell’Istituto Superiore di Sanità su prodotti agricoli e animali, è stato avviato tutto quello che poteva essere messo in moto per il settore primario.

L’assessore Bottacin ha ricordato che la Regione è intervenuta immediatamente dopo che la questione dell’inquinamento da Pfas è stata evidenziata in uno studio del Cnr, iniziato su vari territori italiani nel 2006 e reso noto nel 2013. Le acque ad uso potabile degli acquedotti pubblici sono state messe in sicurezza con l’installazione di filtri fin dall’agosto 2013 ma per i Pfas mancano ancora limiti precisi che devono fissati da una legge dello Stato. La Regione ha adottato come riferimento i livelli indicati  dall’Istituto Superiore di Sanità, sollecitato in merito. Messe in atto le soluzioni per garantire alla popolazione acqua al di sotto di questi limiti, individuata l’area di diffusione della contaminazione e la fonte primaria dell’inquinamento, si sta ora valutando l’intervento strutturale acquedottistico definitivo, che richiederà comunque tempo.

Da parte sua l’assessore Coletto ha fatto riferimento all’azione di monitoraggio avviata sulla popolazione con la collaborazione dell’Istituto Superiore di Sanità, i cui risultati sono stati resi noti con il massimo della trasparenza. Il monitoraggio proseguirà per approfondire lo stato di salute della popolazione, tenuto conto che sono circa 270 mila le persone potenzialmente esposte alle sostanze inquinamenti. Una notizia positiva arriva dal Registro dei tumori: per quanto riguarda le patologie tumorali la differenza tra le zone venete inquinate e le altre è pari a zero.

 

Questo il comunicato stampa emanato dalla Regione che da alcune rassicurazioni dall’altra parte il dottor Vincenzo Cordiano esperto di tumori del sangue, rappresentante regionale di “Medici per l’ambiente” e responsabile degli ambulatori di Ematologia Generale ed Oncoematologia dell’ospedale di Valdagno, è stato il primo a lanciare l’allarme Pfas in Veneto, ipotizzando un collegamento tra la presenza di sostanze tossiche nell’acqua e alcune patologie presenti nella popolazione. Porta la sua firma una relazione con la quale, tre anni fa, chiedeva di promuovere una “Indagine epidemiologica sulle malattie ambientali da sostanze chimiche inquinanti persistenti” l’allarme risale all’estate 2013

Con molta probabilità ci troviamo alla resa dei conti di un problema che prima o poi sarebbe arrivato al capolinea dati i vari allarmi lanciati nel passato. Ora bisogna cercare di trovare una soluzione senza seminare il panico fra la popolazione e cercando di tutelare la salute degli abitanti delle aree più a rischio.

Ancora una volta l’uomo paga sulla sua pelle gli errori di politiche e economiche che non hanno considerato gli effetti futuri, spesso distruttivi, sull’ambiente e sulla sua salute.

 



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