MOLTI GIOVANI TREVIGIANI AL NO B DAY
Sono arrivati nella capitale dalla Marca, preoccupati per il loro futuro
Roma - Qualche manifestazione a latere del No-B-Day nazionale era stata organizzata anche nel capoluogo e nei principali comuni della Marca, ma i giovani, sopratutto, hanno preferito andare a vivere il No-B-Day nel luogo principe della politica: nella capitale, Roma. Con treni, pullman, pochi con l'aereo, tanti ragazzi del Nordest, pure quelli ricchi, pure quelli che il lavoro ce l'hanno e la disoccupazione ancora la leggono sui titoli dei giornali, pure quelli accusata di indifferenza e impermeabilità alla passione politica, si sono mossi da casa. E hanno fatto la loro parte. Ecco la cronaca di una giornata... "no", raccontanta da un ventenne, che c'era.
Cominciano a radunarsi in mattinata in Piazza della Repubblica e prima della partenza si contano già centinaia di migliaia di presenze. Alle 14 inizia la sfilata e nel percorso che porta a Piazza S.Giovanni è un fluire continuo di giovani e non-più giovani che continuano ad aggregarsi. Ci sono intere famiglie, gruppi organizzati che vengono da tutta Italia e dalle vie affluenti raggiungono il corteo, tutti con addosso un simbolo viola: un cappello, una sciarpa, un foulard, un braccialetto. È l’ “onda viola”, che si abbatte su Roma e mette insieme privati cittadini, giovani internauti e tutti i rappresentanti dei partiti d’opposizione, in primis Rifondazione Comunista e Italia dei Valori, e a seguire molti elettori del Partito Democratico accompagnati da qualche dirigente (la Bindi, Franceschini e Marino ci sono). Una manifestazione che parte da Internet, dalla gente comune, che si è autofinanziata e che vede i partiti stare “dietro” quello che è il fulcro del corteo: il popolo “viola” della rete, libero e indipendente. Durante la marcia ho ascoltato i protagonisti di questa storica manifestazione.
Il primo è Giovanni “MacKenzie”, 44 anni di Bologna, agenda rossa di Borsellino alla mano ed elmetto rigorosamente viola in testa, a cui chiedo perché oggi è qui: “Voglio manifestare il mio dissenso nei confronti di Berlusconi e dell’intera classe politica. Il premier non governa: la politica è un’arte nata in Grecia migliaia di anni fa. Oggi invece abbiamo un presidente del consiglio a cui importano solo tre cose: il potere, la ricchezza e l’immunità. Siamo tutti qui per chiedergli di farsi da parte”. Chiedo a MacKenzie come vede il futuro dell’Italia: “Il nostro problema è una classe politica assente. La politica è una cosa importante, basata su programmi elettorali e patti con i cittadini. Finchè non avremo delle forze politiche in grado di assumersi delle responsabilità con gli elettori, ma i patti continueranno a essere puntualmente traditi, sarà impossibile andare avanti”. Il corteo prosegue fino a Piazza S.Giovanni e i numeri aumentano: si passa rapidamente a contare mezzo milione di persone, e quando sono le 16.30 e la piazza continua a riempirsi i calcoli degli organizzatori toccano il milione (la questura ne attesta 90.000). Fermo un altro giovane: è Virgilio, 29 anni, studente sardo che si è trasferito a Roma per un Master universitario: “Chiediamo una politica più pulita. Si può tralasciare l’argomento mafia di cui si riempiono i giornali questi giorni, ma tutto ciò che riguarda il caso Mondadori e il caso Mills ci dicono chiaramente che, al di là dei processi in sé, in Italia la corruzione è una prassi. E dato che Berlusconi ne è l’esempio più tipico, noi gli chiediamo di dimettersi”. Domando a Virgilio se per lui c’è la soluzione al problema: “Per cambiare le cose serve un segnale dall’alto. Una classe dirigente corrotta non può che partorire una società malata. Servono delle regole coerenti e i cittadini vanno educati a quelli che sono i valori della politica”.
Alle 17.30 si presenta sul palco degli ospiti Salvatore Borsellino e la piazza esplode in un applauso che gli organizzatori sono costretti a fermare a causa dei tempi stretti. “Fuori la mafia dallo stato” si grida. Forti le accuse a Schifani e a Berlusconi. Borsellino dice di sentirsi “ubriaco” di fronte al “profumo di libertà” emanato dalla piazza. Sulla stessa linea l’intervento di Dario Fo mezz’ora dopo: “La polizia dirà che siete in 25, ma voi siete solo una cosa: una grande onda di felicità che si abbatterà su tutti […]. Vedo molti giovani che prendono la valigia per andare all’estero e io gli dico: NO, fermati! Dove stai andando! Il tuo posto è qui, devi restare in Italia!”. Oltre a loro due, sono in molti i rappresentanti del mondo dello spettacolo, del lavoro e della società civile che si alternano sul palco, fino ad arrivare al concerto di Roberto Vecchioni che apre l’ultima fase, quella musicale, della manifestazione. Faccio in tempo a parlare con Filiberto, 26 anni di Latisana (UD), svegliatosi alle 3.30 del mattino e giunto a Roma dopo 10 ore di pullman. Gli chiedo di dirmi cos’è che lo ha colpito maggiormente: “A Roma sono venute tantissime persone con una voglia grande e soprattutto genuina di cambiare le cose”. E domani, cosa resterà di questo No B-Day? “Mi auguro che il movimento resti nel tempo. Oggi sono scese in piazza tutte le forze politiche dell’opposizione. Sono i rappresentanti dell’Italia che ha la voglia di cambiare e perciò a loro dico: la gente che oggi era qui dev’essere un punto di partenza. Per troppo tempo i cittadini sono stati ignorati e nessun partito si è preso la briga di scendere in piazza ad ascoltare che cosa hanno da dire; questo oggi è avvenuto, mi auguro che da domani si continui così”.
Al di là dei significati politici, ieri è stata una bella giornata perché l’Italia giovane e informatizzata, da anni accusata di antipolitica, ha organizzato un movimento che ha avuto la forza di coinvolgere un numero molto significativo di persone, tutte scese in piazza a dire la loro. La frase che meglio rappresenta l’intera manifestazione l’ho rubata a una signora che stava parlando con suo marito: “Guarda quanti giovani ventenni ci sono. Pensa a quanto ci preoccupiamo per il nostro futuro, poi guardiamo a tutti questi ragazzi e ci viene da sorridere contenti”. Speriamo che questo viola possa diventare, con gli occhiali giusti, una verde speranza per il futuro della nostra politica e della nostra società.
Andrea Ceolin