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14 dicembre 2024

Treviso

Gabrielli rilancia le primarie di coalizione per la salvezza del centro-destra

“Ritrovare l’unità in vista delle Regionali”

| Davide Bellacicco |

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| Davide Bellacicco |

Mario Gabrielli

TREVISO-Decisamente scosso dalla tornata elettorale, il centro-destra veneto inizia a pensare all’appuntamento del prossimo anno che vedrà in palio il governo della Regione, feudo della coalizione fin dagli albori della Seconda Repubblica.


Ad aprire il dibattito interno è Mario Gabrielli, capogruppo del Nuovo Centro Destra nel Consiglio Provinciale di Treviso, che con un’analisi inviata ai maggiori esponenti locali e nazionali dei partiti d’area non omette critiche.  


Gabrielli commenta con grande amarezza le posizioni talvolta oggettivamente del tutto incompatibili delle anime degli eredi della fu “Casa delle Libertà”, dai Fratelli d’Italia, gruppo “sostanzialmente composto da nostalgici di AN e MSI, nostalgici che, fintanto che erano al Governo non hanno mai avuto nulla da ridire sull'Europa o sull'euro”, alla Lega Nord che, secondo il consigliere, "per tornaconto elettorale si maschera da partito lepenista e indipendentista e che in un anno ha perso Treviso, Mogliano e Vittorio Veneto" (anche Preganziol ndr.).


Non ce n’è neanche per Forza Italia, ritenuta allo sbando da almeno un anno, causa la maggior parte dei suoi fondatori del ‘94 “coinvolti, a torto o a ragione,  in gravissimi  scandali (vedi Berlusconi, Dell'Utri, Cosentino, Galan, Scajola, etc.)” e ovviamente non si salva il suo partito, reduce da un poco performante 4,38% alle Europee,  da dividere, fra l’altro, con l’UDC,  e da una disfatta pressoché totale registrata alle Comunali nella Marca che non ha consentito l’elezione di alcun consigliere.  Per Gabrielli, NCD sarebbe “partito bene, smarrendosi quasi subito per strada con scelte incomprensibili, contradditorie e a dir poco discutibili, certamente non dettate dallo spirito originario di partenza”.


“Il voto spezzettino in Consiglio regionale”, continua, riferendosi alle divisioni nei gruppi consiliari sulla proposta di referendum per l’indipendenza del Veneto,  “fa ben capire che oramai - salvo drastici e radicali cambiamenti di linea, di comportamento e di gestione - siamo alla bombola d'ossigeno. (…) Come fare per poter avere qualche possibilità di vincere le prossime elezioni regionali? Come ridare entusiasmo a tutto il popolo moderato di centro-destra e riportare, soprattutto, i nostri elettori astensionisti al seggio e indurli a rivotarci? Se vogliamo essere competitivi e avere possibilità di vincere, la cura è una sola, ed è una strada obbligata: fare primarie di coalizione già a fine ottobre, massimo novembre, in cui tutti coloro che ambiscano a candidarsi alla carica di governatore scendono in campo con un proprio programma che trovi il consenso di tutti, lega compresa, pena la sconfitta certa e la consegna della nostra Regione a Renzi”.


Gabrielli, dunque, lancia il suo appello alle primarie, come strumento utile a ritrovare l’unità di un gruppo di partiti che sia alternativo alla proposta renziana. Certamente, ad opinione di chi scrive, nei fatti il cammino si mostrerà assai più articolato, stante da una parte il no categorico della maggioranza di Forza Italia all’adozione del metodo delle primarie, e dall’altra il progressivo allineamento della destra della coalizione con la linea di Marine Le Pen, con tutto ciò che ne deriva in termini di compatibilità con una proposta moderata o più centrista come quella targata NCD-UDC. Gli stessi contrasti sorti in questi giorni in sede regionale, poi, evidenziano una certa confusione generalizzata nella coalizione.


Quanto la linea dei partiti nella Marca e in Veneto rispecchi quella nazionale e quanto invece sarà possibile un nuovo accordo elettorale lo scopriremo nei mesi a venire, ma, certamente, un dato risalta oggettivamente: nella tornata di amministrative appena conclusasi, nel nostro territorio il centro-destra (eccetto casi sporadici come Vittorio Veneto) ha preferito correre unito,  in controtendenza con le dinamiche nazionali, e ha registrato comunque una vasta debacle, segno che l’unità è solo uno dei punti da discutere, ma probabilmente sussistono problemi di più ampio respiro, e questo i partiti lo sanno.


 


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Davide Bellacicco

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