Zaia, "Politici corrotti interdetti a vita"
Il governatore del Veneto attacca Galan
VENEZIA - "Se le accuse reggeranno, il quadro che ne esce è inquietante. Ancora di più pensando ai proclami e alle lezioni pubbliche che Galan dispensava a tutti noi. Dall' alto della sua prosopopea è da quattro anni che sui giornali e le televisioni pontifica su come si deve amministrare un territorio. Che noi della Lega siamo quattro cialtroni...". Così il governatore del Veneto Luca Zaia, intervistato da Repubblica, torna sull' inchiesta Mose. L'ex ministro dell'Agricoltura punta il dito contro chi, da sinistra, chiede le sue dimissioni: "si guardino in casa: hanno un sindaco (Orsoni) e un ex capogruppo del Pd (Marchese) in manette; ci sono contributi finiti dalle tasche dei signori del Mose alla segreteria del partito e a tutta una serie di consiglieri. E si chiede a Zaia di dimettersi?".
Il governatore sottolinea come al suo arrivo in Regione sul Mose "era già tutto deciso, progettato, avviato. Il dato che emerge - anche dalle carte - è che questi signori hanno iniziato a avere difficoltà con la Regione da quando ci sono io. Il substrato che c'era prima del 2010 non l'hanno più trovato". E chiede l'interdizione per i corrotti: "lo dico chiaro: i politici, i pubblici amministratori, i dirigenti, i funzionari che hanno preso tangenti devono essere interdetti a vita. Ripeto: a vita". Quanto alla proposta del premier Renzi di un Daspo per i politici afferma: "chiamiamolo come vogliamo. Io dico interdizione a vita. Senza più possibilità di riciclarsi. Questo sistema esisteva dagli anni '90", continua il governatore, "c'è gente che, appena finita Tangentopoli, si è subito rimessa al lavoro". "Stesso metodo. Con una sola differenza: oggi si va oltre la tangente. Siamo allo stipendio fisso".