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07 maggio 2024

Treviso

Traffico d'armi ed estorsione, blitz a Treviso: trovata pistola di un omicidio

Operazione dei carabinieri: arrestate quattro persone

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Traffico d'armi ed estorsione, blitz a Treviso: trovata pistola di un omicidio

TREVISO - Tre italiani e un albanese sono stati arrestati per traffico d'armi ed estorsione dai carabinieri di Treviso che hanno accertato, tra l'altro, che una delle pistole recuperate era stata usata per un omicidio a Venezia nel 2018.

Il blitz, coordinato dal Comando provinciale di Treviso, è scattato all'alba di oggi tra le province di Treviso, Padova e Venezia dove sono stati notificati gli ordini di custodia cautelare emessi dalla magistratura della Marca.

Le armi, 12 pistole e due fucili, erano state rubate anni fa in un'armeria dell'alto trevigiano, a San Zenone degli Ezzelini.

 

Gli indagati, un 39enne albanese, due padovani 55 e 70 anni, ed un trevigiano di 42 anni, devono rispondere a vario titolo di detenzione abusiva di armi e munizioni e di estorsione.

 

Nell’ambito dell’indagine è emerso che due di loro taglieggiavano un imprenditore quarantenne della Castellana, a cui continuavano a chiedere soldi sotto minaccia di morte. Una situazione insostenibile per l’imprenditore – che avrebbe consegnato ai malviventi circa trentamila euro - tanto da farlo arrivare al punto di abbandonare casa sua per nascondersi dagli estorsori. Aveva preferito non denunciare e quando i carabinieri sono arrivati a lui inizialmente ha negato ciò di cui era vittima per paura di ritorsioni.

 

L’indagine era scattata a seguito dell’omicidio compiuto a Venezia il 9 gennaio del 2018, dove perse la vita un 47enne. Del delitto venne ritenuto responsabile un 50enne di origine campana e l’arma utilizzata, secondo le analisi del Ris di Parma, era proveniente proprio dall’armeria di San Zenone degli Ezzelini. Si scoprì allora che non era l’unica arma sparita dall’armeria: diverse risultavano registrate, ma non c’erano fisicamente.

Dov’erano finite? I carabinieri hanno ragione di ritenere che fossero finite in mano a soggetti malavitosi delle province di Padova e Venezia, su cui le indagini stanno proseguendo.

 


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