Tfr in busta paga: "Una scelta che colpisce le imprese"
Il presidente di Confartigianato Marca Trevigiana contro l'ipotesi del Governo
| Isabella Loschi |
TREVISO - Tfr in busta paga: una scelta che colpisce le imprese nella liquidità e non è chiaro se sostiene i consumi. Queste le parole di Renzo Sartori, presidente Confartigianato Marca Trevigiana: “L’ipotesi di un intervento teso ad obbligare l’anticipo mensile del trattamento di fine rapporto in busta paga, come si vocifera per dare risorse ulteriori ai dipendenti avrebbe, per la provincia di Treviso, una ricaduta di esborso da parte delle imprese con meno di 50 dipendenti, pari a 338 milioni di euro. Un provvedimento di questa natura – dice Sartori - pur interessando le imprese di tutte le taglie, impatterebbe negativamente sulle imprese con meno di 50 dipendenti che a Treviso rappresentano oltre il 97% del totale imprese con dipendenti e occupano il 60% dei lavoratori. Le aziende con oltre 50 dipendenti hanno già subito “l’esproprio” del Tfr già nel 2005”.
“Pur comprendendo l’obiettivo di garantire maggiori risorse economiche da investire nei consumi , non si possono nascondere le gravi controindicazioni per il lavoratore e per il datore di lavoro – spiega il presidente dell’associazione artigiani - Nel primo caso verrebbe meno l’auspicato decollo della previdenza complementare, oggetto 9 anni fa (DLGS 252/2005) di apposita riforma e si contrarrebbe il potere di acquisto dei futuri pensionati che dovranno accontentarsi, per sopravvivere, del solo assegno mensile dell’INPS, peraltro sempre più scarno. Per le imprese la questione si tradurrebbe in un’ulteriore aggravio della liquidità mensile necessaria ad evadere gli adempimenti contributivi e retributivi previsti, con ricadute molto gravi sulla loro capacità contrattuale nei confronti delle banche”.
“Anziché destrutturare lo storico valore in chiave welfare del Tfr – conclude - sarebbe auspicabile che il Governo agisse sulla detassazione permanente degli straordinari e delle voci variabili della retribuzione mensile, per dare più netto in busta paga ai dipendenti senza peggiorare le già critiche condizioni di accesso al credito delle imprese. Se il Governo pensa di cavarsela con un’intesa tra Abi e Confindustria commette un doppio errore: trattare con i grandi per far pagare ai piccoli , aumentare ulteriormente l’esposizione bancaria delle imprese”.