Quando il tombino è un'insidia
A Conegliano, si cade. La colpa? Va al Comune
CONEGLIANO - Una valanga di cause contro il Comune: «Gli incidenti sono colpa della cattiva manutenzione di strade e marciapiedi». Lo sostengono i cittadini, lo sostengono (a volte) anche gli amministratori, che in alcuni casi hanno liquidato la pratica con un risarcimento alla vittima. Si tratta soprattutto di cadute, a piedi o in bicicletta, e non è sempre facile capire dove sia il confine tra l’incuria del Comune e la sbadataggine del cittadino, che un po’, forse, ne approfitta pure. Fatto sta che il Comune ha pubblicato i numeri: dal 2006 al 2012, 12 citazioni in giudizio. Nell’anno in corso, le cause intentate sono già cinque, relativi a sinistri degli anni precedenti. Queste, però, sono solo le vicende che si sono trascinate in tribunale. Molte altre sono state denunciate solo al Comune: addirittura 40 nel 2010, 17 nel 2011, 19 nel 2012.
Di questi 46 incidenti che non sono (ancora) arrivati in tribunale, sei sono stati liquidati dal Comune con un risarcimento allo sfortunato protagonista, che in molti casi costa meno delle spese legali per affidare a un professionista la difesa dell’ente. Variegata la tipologia dei ricorsi, si va dall’incidente stradale causato dalla scarsa visibilità, o da un semaforo fuori uso, alla caduta generata da un po’ di neve rimasta sul marciapiede. Difficile in molti casi stabilire le responsabilità dell’amministrazione, soprattutto a distanza di anni.
Gli ultimi due casi finiti in tribunale raccontano le storie di un uomo e di una donna. Il primo, nel febbraio del 2010, scivola e cade mentre sta passeggiando sul marciapiede di viale Mazzini. Sostiene di aver riportato gravi lesioni personali per colpa di una lastra di ghiaccio che il Comune, a suo dire, avrebbe dovuto impedire magari spargendo un po’ di sale. Più facile da risolvere, forse, il secondo caso, nel quale una donna racconta di essere caduta in bicicletta per colpa del chiusino di un tombino sporgente che il Comune non avrebbe adeguatamente segnalato. Esiste infatti una sentenza della Corte di Cassazione (la n. 23277 del 18 novembre 2010) che sembrerebbe dare ragione alla sfortunata ciclista: in assenza di recinzione o relativo segnale stradale, il chiusino sporgente costituisce «pericolo occulto», e l’ente deve risarcire l’infortunato. Che, in questo caso, ha chiesto 2 mila euro.
A.D.P.