Profughi: Lega attacca, Impegno Civile: "Sono solo strumentalizzazioni"
Conte: "problema di sicurezza sanitaria", Marcuzzo (Anolf):"mancata responsabilità delle autorità preposte"
| Isabella Loschi |
TREVISO - L’accoglienza di centinaia di profughi in arrivo in questi giorni nel trevigiano ha scatenato le reazioni di vari esponenti leghisti dal Comune, alla Provincia, alla Regione che attaccano il sistema criticando il sistema di accoglienza e le risorse utilizzate per l’ospitalità sia la sicurezza sanitaria.
Mario Conte (lista Gentilini), consigliere comunale ai Trecento avanza preoccupazioni sul fronte sanitario legato ai profughi: “Per quanto è vero che tutti i profughi vengono visitati appena arrivano a Treviso, è altrettanto vero che gli esiti delle visite e gli esami ai quali si sottopongono arrivano dopo qualche giorno, e la maggior parte delle volte i profughi se ne sono già andati facendo perdere le proprie tracce”, come successo anche sabato scorso dove tutti 30 gli ospiti dopo neanche 24 ore se ne erano andati. ”E' fondamentale – ribadisce Conte - che i profughi rispettino i tempi di verifica delle loro condizioni sanitarie e permangano obbligatoriamente all'interno del sito a loro preposto per almeno 7 giorni, come richiesto dalla Caritas”.
A difendere il sistema di accoglienza è Luigi Calesso di impegno Civile che risponde alle preoccupazioni dei leghisti: “Il tentativo di puntare sul “rischio sanitario” per enfatizzare il problema della presenza dei profughi nelle nostre città e nei nostri paesi va nettamente respinto. I profughi - sottolinea - vengono sottoposti a visite mediche, prima ancora che nel luogo di accoglienza, al loro sbarco sulle coste italiane e questo garantisce la sicurezza sanitaria di chi vive nelle zone in cui si trovano le strutture di ospitalità”. Sui costi aggiunge: “Il soggiorno dei profughi non grava sui bilanci né dei Comuni, né della Provincia di Treviso, né della Regione Veneto ed a nessuna di queste istituzioni è stato chiesto di accollarsi l’onere della sistemazione o della ristrutturazione delle strutture destinati a questo scopo. Non ha alcun senso, quindi, mettere in contrapposizione le esigenze dei trevigiani, in particolare delle fasce sociali più deboli, con quelle dei profughi perché le risorse comunali, provinciali, regionali e nazionali a disposizione per l’assistenza e la solidarietà sociale rimangono esattamente le stesse che erano prima dell’accoglienza delle persone che, è bene sottolinearlo, fuggono dalla guerra e dalla fame mettendo a rischio la loro stessa vita. E’ stucchevole che si continui a tentare di scatenare una sorta di “guerra tra poveri” contrapponendo in modo artificioso le esigenze dei trevigiani con quella di garantire l’accoglienza ai profughi”.
Parla, invece, di mancata responsabilità da parte delle autorità di gestire l’emergenza il direttore dell’ufficio Migrantes della diocesi trevigiana Don Bruno Baratto: “Sono vent’anni che sosteniamo con forza che il fenomeno immigratorio va governato in tutte le sue sfaccettature, ma solo il privato sociale e le realtà ecclesiali se ne sono veramente fatte carico”. “Dopo vent’anni ci troviamo a rincorrere costantemente l’emergenza, anche quando è rappresentata da trenta persone da gestire – aggiunge Franco Marcuzzo dell’Anolf Treviso - .Questo è un chiaro segnale di una mancata presa di responsabilità delle autorità preposte”.