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25 aprile 2024

Vittorio Veneto

Profughi alla Gotti, Da Re: «Era previsto»

L’amministrazione Tonon smentisce

| Claudia Borsoi |

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| Claudia Borsoi |

Profughi alla Gotti, Da Re: «Era previsto»

VITTORIO VENETO – Profughi alla Gotti? La notizia, che per ora non trova conferme né smentite ufficiali, stamane era sulla bocca di molti vittoriesi. Stando ad alcune indiscrezioni, la caserma di via Dante Alighieri potrebbe diventare centro di accoglienza per i migranti sbarcati in Italia. Se ne sarebbe parlato nei giorni scorsi anche in un vertice a livello regionale per affrontare questa emergenza, ipotizzando proprio le caserme dismesse come siti di accoglienza.

 

Dopo che il 1° Fod ha lasciato la città - oggi ci sono solo ancora pochi militari in servizio per le operazioni di chiusura - le numerose strutture dell’esercito sono a disposizione del Ministero della Difesa. Già in campagna elettorale, lo scorso maggio, l’ex sindaco Gianantonio Da Re aveva affermato – e messo nero su bianco anche in un volantino – che la Gotti avrebbe potuto ospitare dei profughi. Oggi Da Re dice: «Tutto come previsto e meno male che Tonon mi aveva detto che mi avrebbe denunciato per quel volantino. Invece – aggiunge – mi sento un “moderno” Nostradamus: sul patto di stabilità avevamo ragione e sugli extracomunitari a quanto pare pure».

 

Da Re sulla questione è un fiume in piena: «E’ vergognoso: Vittorio Veneto finirà per essere un ricettacolo di nulla facenti. Tutto questo – aggiunge – sta minando il nostro tessuto sociale, queste persone, qui, non avranno prospettive di vita, già non c’è lavoro per i vittoriesi. Le strutture sono sì dello Stato, ma l’amministrazione del PD non ha fatto alcuna opposizione, anzi direi che c’è stata collaborazione. E’ questo il vero cambiamento portato da Tonon?». Sulla questione Da Re annuncia che nelle prossime ore depositerà in municipio, all’attenzione del presidente del consiglio, la richiesta di convocazione di un consiglio comunale straordinario. «Siamo pronti a ostacolare questa scelta in tutti i modi» afferma Da Re che sulla questione si è già confrontato con i colleghi di opposizione. «Il silenziose dell’amministrazione è palese» chiude.

 

L’amministrazione contatta su questa indiscrezione per ora fa sapere: «L'amministrazione non ha ricevuto nessuna comunicazione in tal senso. L'immobile, già in uso al 1° Fod, è ancora gestito dal Comando Forze di Difesa Interregionale Nord di Padova. Non a caso transitando davanti alla caserma si vede la bandiera italiana sul pennone» afferma l’assessore Barbara De Nardi. Sulla questione, per ora, ancora non siamo riusciti a contattare al telefono il sindaco Roberto Tonon.

 

Nel tardo pomeriggio una nota del sindaco di Vittorio Veneto: «In questi mesi abbiamo avuto numerosi incontri con illustri esponenti dell’esercito e del ministero della difesa, a Roma, a Padova e a Vittorio Veneto, per valutare la possibilità di utilizzare le strutture militari vittoriesi a favore della città: per questo la notizia apparsa oggi ci ha colti di sorpresa - affermano il sindaco Roberto Tonon e l'assessore Barbara De Nardi -. Considerato che dopo decenni di ottima convivenza in città il Governo Monti ha già inopinatamente deciso di trasferire altrove le forze militari, recando un evidente danno economico alla città privandola di 500 famiglie (favorito peraltro dal fatto che l’amministrazione leghista di Vittorio Veneto non ha fatto nulla per trattenere i comandi militari in città), riteniamo che una ulteriore decisione così penalizzante nei confronti di Vittorio Veneto, senza nemmeno coinvolgere l’amministrazione comunale come la correttezza istituzionale imporrebbe, sia assolutamente inaccettabile. Per tutto questo, vogliamo credere che la notizia di cui si parla sia destituita di fondamento»

 

Sulla linea di Da Re il governatore del Veneto Luca Zaia che si dice «totalmente contrario» all’ipotesi di trasformare in un centro di accoglienza l’ex insediamento militare vittoriese. «Gli ospiti della Gotti – aggiunge Zaia – in breve diverrebbero numerosissimi. Qualcuno si è posto il problema di come gestire l’ordine pubblico visti gli oramai numerosi casi in cui si è verificato che tra i migranti c’è anche parecchia gente di malaffare? Come garantire la dovuta assistenza sanitaria e la relativa indispensabile prevenzione e profilassi? Forse a pagare dovranno essere i cittadini assistiti dall’Ulss 7? Come immaginare un qualsiasi per quanto labile forma di integrazione con la popolazione locale? Giro queste domande a chi sta pensando di realizzare un ghetto ingestibile nel cuore di una delle principali città del Veneto».

 

 


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Claudia Borsoi

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