"La Procura di Milano indaga su presunte tangenti. Coinvolti Gobbo e Tosi"
L'Espresso denuncia un giro di soldi gestito dai vertici della Lega Nord
Flavio Tosi e Gian Paolo Gobbo
TREVISO - Nel numero in edicola domani "l'Espresso" rivela che la Procura di Milano indaga da più di un anno su un giro di presunte tangenti che potrebbe collegare i vecchi e i nuovi vertici della Lega Nord. Soldi sospetti, per il settimanale, usciti dalla casse di multinazionali come la Siram, un colosso francese degli appalti di energia e calore, o di grandi aziende italiane come il gruppo statale Fincantieri. Versamenti per almeno dieci milioni di euro, fatturati come consulenze considerate molto anomale, che risultano incassati da due distinte cordate di faccendieri e politici, tutti legati ai vertici del Carroccio in Veneto.
Per l'Espresso, l'ex cassiere Francesco Belsito e il suo consulente Stefano Bonet hanno accusato proprio i big veneti del Carroccio, in particolare il sindaco di Verona, Flavio Tosi, e l'ex primo cittadino di Treviso, Gian Paolo Gobbo, di aver quantomeno avallato un sistema di finanziamento parallelo ed esclusivo: un giro di soldi gestito da faccendieri ed ex parlamentari leghisti.
"L'Espresso" scrive che il primo a parlare di presunti "rapporti illeciti" tra Lega e Siram è stato proprio Belsito: "Bonet e Lombardelli mi dissero che la Lega del Veneto aveva chiesto denari, da versare a una società di Enrico Cavaliere (ex deputato del Carroccio ed ex presidente del consiglio regionale Veneto, ancora presente nel collegio dei probiviri del partito) e del suo socio, Claudio Giorgio Boni, come percentuale dei guadagni della Siram. Fui io a transare l'importo finale. Ho trattato personalmente con Boni, che mi disse che Cavaliere aveva avuto l'ok da Tosi a chiudere per un milione. Boni mi assicurò più volte che lui e Cavaliere agivano per conto del sindaco di Verona".
Belsito sostiene che nella Lega, almeno fino al 2011, sarebbero esistiti due livelli di finanziamento illecito, locale e nazionale (anzi, federale), come succedeva nei partiti della Prima Repubblica. Il tesoriere doveva rivolgersi ai vertici proprio per capire a chi spettassero i soldi della Siram. "L'autorizzazione a chiudere a un milione l'ho avuta direttamente da Bossi, che mi disse che era roba dei veneti", dichiara Belsito, che aggiunge: "Ne parlai anche con Gobbo e Zaia, che non fecero alcun commento, mentre Roberto Calderoli mi disse di stare tranquillo e non fare denuncia".