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15 dicembre 2024

Treviso

MUCA ERA GIA' STATO IN CELLA

L'uomo accusato di sfruttamento della prostituzione era stato scarcerato per un vizio formale

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Treviso - Gentian Muca, l’albanese finito in manette per sfruttamento della prostituzione grazie ad un blitz della polizia, era già stato arrestato a gennaio dai carabinieri, sempre per lo stesso reato, ma il tribunale del riesame aveva ritenuto che l’ordinanza del gip di Treviso non fosse in regola a causa di un vizio formale. E l’aveva annullata rimettendo tutti in libertà.

L’accusa per lui era quella di aver messo in piedi un’organizzazione criminale in stile mafioso dedita alla gestione del traffico delle ragazze dell’Est che venivano costrette a prostituirsi lungo la Pontebbena. Tornato in libertà, l’uomo aveva deciso di non abbandonare un’attività così lucrosa.

Questo almeno è emerso dal racconto di una prostituta russa di trentacinque anni, che ha deciso di collaborare con la polizia e con i carabinieri e ha incastrato Muca, arrestato per la seconda volta lo scorso 5 settembre. L’uomo questa volta, sempre che non venga rilevato qualche altro vizio formale da parte del riesame, in carcere ci dovrebbe restare a lungo.

L’operazione che il 26 gennaio scorso aveva portato in cella Muca era stata coordinata dal pm Valeria Sanzari e condotta dai carabinieri dell’allora comandante Paolo Nardone. Erano state indagini non facili in quanto gli inquirenti si sono trovati davanti a una banda ritenuta molto potente, molto pericolosa e ben organizzata. Nardone, all’indomani degli arresti (8 albanesi e 2 italiani) aveva, infatti, parlato di «mafia albanese» che controllava il mercato del sesso sulla Pontebbana, da Conegliano fino a Mestre. Dopo mesi di appostamenti e, soprattutto di intercettazioni telefoniche, gli uomini dell’Arma erano riusciti ad incastrarli. Tutto andato in fumo perché la difesa, rappresentata dall’avvocato Fabio Crea, si è rivolta al tribunale del riesame impugnando l’ordinanza firmata dal gip di Treviso Elena Rossi. E i giudici hanno dovuto rimettere in libertà gli albanesi appena arrestati.

Muca una volta libero ha fatto perdere le sue tracce, rimettendosi però in attività. Fortunatamente una delle ragazze sfruttate ha accolto l’invito a collaborare della polizia e, in cambio di un permesso di soggiorno e di un lavoro, ha denunciato i suoi aguzzini.

 


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