Treviso - Continua la battaglia contro chi, residente nei paesi di cintura, depone l’immondizia nei cassonetti del capoluogo, invece che nei piccoli contenitori per la raccolta porta a porta loro destinati. L’obiettivo che chi fa l’”ecofurbo” che abita in località dove vige il sistema di raccolta porta a posta, è quello di pagare molto meno il servizio di asporto rifiuti. Si tratta di un’abitudine dura a morire che anche il predecessore di Mirco Visentin, neo presidente della TrevisoServizi, aveva perseguito con fermezza. Il leghista ieri ha messo in 7 squadre di «ecovigili» hanno monitorato i cassonetti di confine effettuando 30 controlli e beccando 3 persone che gettavano rifiuti in cassonetti altrui. Sono stati tutti multati con una multa da 150 euro registrata nei verbali della polizia locale.
Gli appostamenti sono cominciati poco dopo le sei del mattino quando la città comincia ad accogliere i lavoratori pendolari provenienti dai comuni confinanti. Le squadre di controllori - trenta persone che per una mattinata hanno lasciato i loro posti di lavoro per vestire i panni degli «ecovigili» - si sono piazzate in prossimità dei contenitori di secco e umido dell’area Ghirada (tra Treviso e Dosson-Preganziol), in viale Brigata Marche (tra Treviso e Carbonera), via Fontane, Santa Bona e in zona Fonderia, monitorando anche i cassonetti del circondario. I vigilantes hanno seguito tutti la medesima procedura: salutare con gentilezza senza saltar fuori dai cespugli e chiedere «abita a Treviso? Favorisca i documenti». Visentin fa sapere che con la fine delle ferie estive i controlli saranno intensificati e spiega che è intenzione della municipalizzata. I prossimi controlli prevedono la divisione della città in cinque fasce con l’impiego di 10-12 operatori ecologici. Al via anche una campagna di sensibilizzazione nelle scuole.