LA PREGHIERA NEGATA
Nel primo giorno del Ramadan riesplode la guerra della Lega contro i luoghi di culto islamico a Treviso.
Treviso – Cittadini come sentinelle anti-preghiere e pugno “d’acciaio” contro chi intende affittare locali ai fedeli di Allah per il Ramadan.
Riesplode la guerra del Carroccio contro i luoghi di culto islamico a Treviso. “In città non nascerà nessuna moschea”, tuona il vicesindaco Giancarlo Gentilini dopo la fuga di notizie sull’intenzione di parte della comunità islamica trevigiana di prendere in affitto un ex negozio di alimentari nel quartiere di San Liberale per farne un centro di preghiera.
I locali parrocchiali di Paderno, lo sporting di Bepi Zambon, il parcheggio di via Cisole. Ora l’ex bottega nel quartiere popolare alle porte di Treviso. La storia si ripete. Le polemiche anche. I fedeli di Allah di Treviso e dintorni cercano da anni un luogo per il culto.
Oggi, primo giorno del mese sacro per i musulmani, a tenere banco, ancora una volta, sono più le discussioni politiche che le preghiere. I musulmani di Seconda generazione, assieme al mediatore culturale Kounti Abderrahmane, nei giorni scorsi avevano individuato un luogo adatto per le preghiere del mese sacro. Un locale che un tempo fu un negozio di alimentari, a San Liberale.
Per questa sera era fissato il primo incontro. Ma la fuga di notizie, con relativa presa di posizione (durissima) della Lega cittadina, ha già mandato in frantumi il progetto. L'incontro dei musulmani è stato interrotto da un blitz dei vigili, spediti da Gentilini per identificare i fedeli ed effettuare i controlli sul proprietario dell'immobile. L’unica preghiera, questa sera, è quella che si svolge a Villorba, davanti al capannone acquistato anni fa dalla comunità islamica per farne un centro culturale e fatto chiudere dalla Giunta di Liviana Scattolon per questioni di destinazione urbanistica.
Le preghiere sono destinate a rimanere lontane dalle Mura cittadine. “Ho dato ordine – tuona Gentilini riferendosi all’ipotesi San Liberale - all’assessore alla Sicurezza De Checchi e alla comandante dei vigili che locali adibiti a negozio non possono essere utilizzati per incontri religiosi. Ho anche detto di denunciare il proprietario dell’immobile, perché non ha avvisato nessuno e quindi rientra nella legge Maroni che prevede la reclusione fino a 4 anni”.
“Voglio sapere – attacca lo sceriffo - come questo personaggio, che abita in uno degli appartamenti di non grande lignaggio, fa a essere proprietario di locali sotto. Gli faccio i raggi-x, e se posso lo mando in galera”.
“Lo dico a tutti i cittadini trevigiani – prosegue Gentilini - e in particolare a quelli del quartiere di San Liberale: nessun islamico andrà a pregare in quelle riunioni”. Poi l’appello ai trevigiani, invitati a collaborare come sentinelle.
“E’ inutile – dice Gentilini - che i trevigiani vengano dal sindaco a chiedere di riparare i tombini o sistemare le luci. Mi devono dire cosa sta succedendo di giorno e di notte nei loro territori: se vedono assembramenti e gente che arriva e che se ne va, devono segnalarlo al sottoscritto, altrimenti tutte le altre segnalazioni le butto a mare. Voglio che tutti quanti vigilino sul proprio territorio”.
In alto: la preghiera di ieri sera. Sopra: l'ex negozio dove dovrebbe sorgere un centro islamico a San Liberale (Foto OggiTreviso)