NUOVAMENTE SUI CANNONI ANTIGRANDINE
Nuovi elementi contradditori
Ebbene si, la saga dei cannoni antigradine a detonazione continua.
In un'articolo apparso sull'edizione di lunedì 25 agosto sul "Gazzettino" sezione Treviso, trovo scritto che, riferendosi al maltempo del 23 agosto,
"Sui colli che si distendono tra i territori di Farra di Soligo e Valdobbiadene i cannoni antigrandine hanno tuonato a più riprse. Rimbombi secchi e forti, a ingaggiare una guerra contro il tempo. In tutti i sensi: perchè l'obbiettivo primario era cacciare quelle nubi cariche di grandine il prima possibile. E la guerra stavolta l'han vinta loro, i viticoltori dei colli. Il cielo si è aperto e una pioggia fitta è caduta, ma il temuto pericolo era scampato. Almeno per il Prosecco."
Si afferma che il cielo si sia aperto grazie all'uso dei cannoni e che quindi essi abbiano garantito la trasformazione in pioggia della grandine.
Questo è spiegabile, come riportato da tutte le guide e i manuali sul tempo, dalla grande irregolarità del fenomeno grandine, che colpisce in fasce ristrettissime e spesso preserva aree poste nelle strette vicinanze di altre fortemente colpite. La presunta efficacia ( è stato invece dimostrato il contrario, cioè la totale inefficacia, mediante studi scientifici) sta proprio nella caratteristica irregolarità dei chicchi, e anche dei temporali nel loro complesso.
Chiudo con una domanda: con le centinaia e spesso migliaia di tuoni forti come e più dei rombi dei cannoni, perchè la grandine continua ad esistere? Dovrebbe essere sempre frantumata, le nubi dissolversi e il temporale scomparire in un processo involutivo di autodistruzione... per fortuna, la natura è un pò superiore a tutto questo.
Per confermare la presunta efficacia di questi sistemi, ci vogliono dati, statistica e informazione sui fenomeni che si crede di combattere: senza di questi, è come, se non peggio, fare un buco nell'acqua ( perchè un sasso nello stagno non costa 20000 euro).