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20 maggio 2024

Vittorio Veneto

Il mostro d’arte (a cielo coperto)

Si potrebbe chiamare la “Stonhenge della Fenderl”: quasi vent’anni dopo il (costosissimo) simposio di scultura è (ancora) una discarica di pietra

| Michele Bastanzetti |

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| Michele Bastanzetti |

Fenderl

VITTORIO VENETO - E’ passata una generazione ed il tempo, grande ingannatore, ha gioco facile nel diluire l’essenza dei fatti, spesso adulterandoli o consegnandoli al più indefinito mistero. La gente che passa di là si chiede cosa sia quella cosa: un reperto archeologico, una discarica abusiva, uno spaccato geologico locale? Era il 2003 quando la seconda giunta dell’era leghista stanziò la cifra senza precedenti -per simile iniziativa- di 64.500 euro per un “Simposio di scultura”. Valori universali ed eterni come la cultura e la bellezza possano superare ogni incomprensione e divisione tra gli uomini. Il Sindaco Scottà, valente pittore, era inoltre certo che tale iniziativa avrebbe prodotto anche un ritorno turistico. Ma questi soldi e gli alati principi che li paludavano cozzarono presto contro la scelta di collocare quelle sculture in area Fenderl.

A pochi giorni dal collocamento ne cominciò la scontata vandalizzazione, venne ritirato rapidamente il salvabile e collocato nella più consona Casa di Riposo. Ma oltre a queste sculture pre-commissionate il sindaco fece scaricare alla Fenderl otto blocchi di pregiato marmo che, nelle intenzioni, avrebbero dovuto indurre gli artisti a trarne degli estemporanei gruppi scultorei; che, come noto, basta un week end per scolpire il sasso. E quei blocchi sono ancora là. Su due di essi si intravedono delle scritte in verde-padano. Una era una rosa camuna, storico simbolo di partito che certi interpretarono come foglia di marijuana. Nell’altro si leggeva GENTILINI SINDACO, ove la qualifica civica venne poi modificata in “SINDROME”. L’inossidabile Giancarlo, Sceriffo di Treviso, godeva al tempo di fama nazionale e lo salutiamo con piacere sulla corrente pagina di Oggitreviso ove interviene sullo psicodramma della espulsione di Toni Da Re e l’ambizioso anelito di risurrezione del veteroleghismo duro e puro.

 



 

 


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Michele Bastanzetti

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