Le Camere di Commercio nell'occhio del ciclone
all'interno della riforma della Pubblica Amministrazione
TREVISO - Nelle ultime settimane in Italia, ma anche nella nostra Regione, si parla con insistenza del ruolo e della funzione delle Camere di Commercio.
A rendere attuale il dibattito è stata la proposta governativa, tuttora in fieri, che vorrebbe e potrebbe ridurre del 50% i contributi obbligatori, che le aziende devono versare alla Camera di Commercio della propria provincia, a partire del 2015.
Vale la pena ricordare che oltre alle 7 Camere provinciali, nel Veneto c'è un Ente di secondo livello, "UnionCamere", ossia una sovrastruttura regionale di coordinamento. L'aver messo in discussione il ruolo e la funzione della Provincia con la Legge Del Rio, comporta come conseguenza una riflessione su tutte quelle realtà, dimensionate a livello provinciale, quindi anche le Camere di Commercio.
Sono già diverse le realtà in Italia, che hanno cominciato a proporre un auto-ridimensionamento.
Rispetto alle 105 realtà camerali esistenti, secondo alcuni dati, dovrebbero scendere a una sessantina, di cui 13 sezioni regionali.
I media del territorio hanno cominciato a scrivere servizi sull'argomento.
Sono già diversi i soggetti intervenuti nel merito, compresi alcuni rappresentanti delle realtà camerali istituzionali.
OggiTreviso apre il dibattito: ha posto le medesime domande ai 9 parlamentari trevigiani: Bisinella Patrizia, Casellato Floriana, Conte Franco, De Pin Paola, Girotto Gianni Pietro, Marcolin Marco, Puppato Laura, Rubinato Simonetta e Sacconi Maurizio.
Sono pervenute alcune risposte, altri hanno confermato di essere interessati a far sentire la propria opinione, mentre attendiamo ancora qualche riscontro.
Partiamo con la Senatrice Laura Puppato, mentre domani sarà presentato l'intervento della Senatrice Patrizia Bisinella.
Il Governo Renzi è intervenuto sugli assetti delle Camere di Commercio: in che modo presenterebbe l'iniziativa del Governo ai suoi elettori?
L’intervento sugli assetti delle camere di commercio è solo un aspetto di una più corposa riforma della pubblica amministrazione, che mira a rendere la nostra burocrazia più veloce ed efficiente, eliminando gli enti che sono da ritenersi inutili o comunque troppo costosi per il servizio a cui sono preposti. Un taglio sistematico della spesa infruttuosa italiana è assolutamente necessario, ma per arrivarci bisogna essere capaci di risparmiare laddove possibile. Non si tratta comunque dell’eliminazione delle Camere, ma di una riorganizzazione delle stesse a livello regionale; ora che le province cambiano “pelle”, non avrebbe senso, del resto, eliminare le sole province mantenendo inalterato tutto il complesso di enti sviluppatisi in seno ad esse, di qui la necessità di una riduzione di costi e revisione di enti.
Rispetto al Governo, ritiene che si debba intervenire sulla storica istituzione delle Camere di Commercio? in che modo?
Condivido la linea del Governo, questi sono interventi necessari a ridare efficienza alla pubblica amministrazione, insieme cercheremo, con il contributo degli imprenditori, di trovare i giusti equilibri nel nuovo assetto, potrebbe volerci del tempo, ma queste sono riforme che guardano ai prossimi anni in un orizzonte più vasto, senza cercare il risultato immediato, perché la partita si gioca nel medio-lungo periodo. Il disegno va sempre letto nel suo complesso e non solo punto per punto per capirne davvero il significato di profondo rinnovamento che porta con sé.
Come giudica le reazioni pubbliche di coloro che finora hanno difeso dall'interno lo status quo?
Non mi sorprendono, ne' mi sento di condannarle, e' da molti anni che in Italia non c’era una spinta riformatrice così forte, le resistenze sono nell'ordine naturale delle cose. Alcune posizioni sono tentativi di preservare le rendite acquisite, altre però sono voci in cui colgo una reale preoccupazione. E’ necessario spiegare loro quali possano essere, in un contesto generale cambiato, i vantaggi di questa riforma volta alla sobrietà ed efficienza, accogliendo eventuali critiche e consigli che arrivino da chi fa esperienza nelle Camere di Commercio tutti i giorni. Questo è un discorso valido sempre, in ogni campo. Personalmente mi sono convinta ma credo che il Governo abbia la forza per andare oltre, ripulire l'Italia e le sue istituzioni da superfettazioni non funzionali alla qualità di ogni singola struttura e quindi a mantenere la promessa di un nuovo Paese.
Dal suo osservatorio nazionale, le reazioni delle altre Regioni nel merito sono identiche a quelle espresse nel Veneto?
Più o meno in tutte le regioni si sono sviluppate delle resistenze che, come detto, sono naturali quando si prova a cambiare un sistema nel profondo. Ho letto allarmi lanciati dalla Toscana o dalla Basilicata, ma c’è anche chi, come l’Unioncamere del Lazio ha cercato di capire la riforma del Governo e proporre delle modifiche, questo è atteggiamento costruttivo che si riscontra, ad esempio, anche nell’UPA di Padova. Non esistono, di per sé una posizione pro e una contro la riforma separabili con l'accetta, ma mille sfaccettature, se obiettivo comune è quello di far dimagrire burocrazie, eccessi di oneri e fiscalità si possono trovare molti punti d'incontro necessari per l'Italia.
pietro.panzarino@oggitreviso.it