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13 maggio 2024

Treviso

INCHIESTA SU BANCA DI MONASTIER E DEL SILE, BUCO DA 45 MILIONI

Finanziamenti e fidi “facili” tra il 2007 ed il 2010, anche a parenti

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INCHIESTA SU BANCA DI MONASTIER E DEL SILE, BUCO DA 45 MILIONI

TREVISO - Un fascicolo su un presunto 'buco' da 45 milioni di euro alla Banca di Monastier e del Sile è stato aperto dalla magistratura trevigiana che avrebbe iscritto nel registro degli indagati l'ex vertice dell'istituto di credito tra gli anni 2007 e il 2010.

Tra le ipotesi d'accusa quella di appropriazione indebita e distrazione di denaro. L'istituto è stato oggetto di un ispezione della Banca d'Italia, così come nel 2007, quando venne disposta una sanzione amministrativa per il dg dell'epoca, Giannino Tottolo.

In quest'ultima nuova ispezione la Banca d'Italia avrebbe certificato con una relazione, scaturita da 4 mesi di controllo, tutto quello che l'istituto di Monastier ha portato all'attenzione della Procura trevigiana.

L'inchiesta, da alcuni mesi nelle mani del pm Antonio De Lorenzi, tende a valutare come la banca abbia potuto avere sofferenze o accantonamenti di tale importo. Si sospetta, tra l'altro, che parte del denaro sia stato distratto a favore del vertice amministrativo.

Nel periodo preso in esame dall'inchiesta il presidente era Claudio Bin, il direttore generale Gianantonio Bianchin e il suo vice direttore Michele Baseggio. Secondo quanto si è appreso, il fascicolo farebbe riferimento, tra l'altro, a concessioni di fidi e finanziamenti a società non integrate nel territorio e fuori zona di competenza della banca e già da tempo sotto l'occhio della magistratura. Società, molte delle quali 'svuotate' i cui componenti sono in parte oggetto, assieme ad altre persone, tra cui Baseggio, di indagini, da circa tre anni, della procura di Aqui Terme per associazione per delinquere, truffa e riciclaggio.

Gli anni di gestione 2007-2010 sotto la lente della procura trevigiana, sono ora scandagliati per capire come sia stato possibile concedere finanziamenti, benefit (anche nel mondo dell'informazione e comunicazione) e fidi di cui avrebbe beneficiato anche uno degli indagati. Fidi dati oltre il tetto di affidamento, anche se sarebbe stato noto che le società beneficiarie stavano per essere messe in sofferenza, in effetti poi fallite, portando perdite assolute alla banca.

Sembra inoltre che alcuni finanziamenti siano stati concessi a ditte, i cui soci sarebbero in parte legati da rapporti di lavoro e di parentela con alcuni dell'ex vertice della banca, infrangendo così gli obblighi previsti dal codice etico aziendale in materia di conflitto di interessi.

Da chiarire inoltre se finanziamenti siano stati dati dal vertice della direzione, senza che ne fosse a conoscenza il consiglio di amministrazione, e in taluni casi anche contro il parere dell'ufficio fidi.

 


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