Gestione del dolore al Bon Bozzolla
Frezza: "Dal 45 all'85% dei pazienti soffrono. Lo scopo è preservare qualità della vita"
FARRA DI SOLIGO - “All’interno dei Centri di Servizio aumentano gli anziani non autosufficienti e affetti da patologie debilitanti. Il nostro fine è quello di migliorare e offrire quanto più possibile al nostro ospite una buona qualità della vita. Conoscenze, preparazione e umanità sono i nostri strumenti”. Così la direzione della casa di riposo Bon Bozzola al termine della prima fase, appena conclusa, del Progetto Gerasim. Il mese di ottobre ha visto lo sviluppo della parte formativa rivolta al personale dell’Istituto Bon Bozzolla di Farra di Soligo, che mira a perfezionare l’offerta assistenziale rivolta agli ospiti affetti da patologie gravi e debilitanti.
Gli obiettivi del progetto chiamato Gerasim sono, infatti, quelli di migliorare il controllo del dolore fisico negli anziani ospitati nella struttura di Soligo, questo anche grazie all’acquisizione di maggiori competenze da parte delle diverse figure professionali (medici, infermieri, fisioterapisti, psicologi), nel riconoscere il sintomo, descriverlo, trattarlo e monitorarlo. “I Centri di Servizio del territorio rappresentano un importante luogo di cura in cui viene assistito un numero sempre maggiore di anziani fragili e al termine della loro vita. D’altra parte – ha spiegato il Direttore del Bon Bozzolla, Eddi frezza - la struttura demografica del Veneto, caratterizzata da un forte incremento della popolazione anziana, rende necessario il ricorso alle strutture residenziali in particolare proprio quando l’anziano diventa non autosufficiente e l’instabilità clinica compromette seriamente la sua salute. Qui noi abbiamo il compito di preservare e garantire, per quanto possibile, la qualità di vita, grazie a un ambiente protetto, attraverso un monitoraggio costante e alla costante ridefinizione degli interventi sulla base del quadro clinico e funzionale”.
“Al personale che opera in tali strutture – ha sottolineato il Direttore - vengono richieste sempre di più competenze sull’approccio palliativo al malato cronico inguaribile, che vanno dall’interpretazione dei problemi, all’analisi dei bisogni e alla capacità di definire piani individuali di cura. Il dolore fisico è una delle cause prevalenti di sofferenza per le persone anziane – ha continuato Eddi Frezza – la presenza di coloro che ne sono afflitti varia tra il 45% e l’85% nelle Residenze Assistenziali. Oltre alle malattie oncologiche, infatti, il dolore nei pazienti anziani ha origini molteplici, spesso è cronico, varia nell’entità e coinvolge più parti del corpo, che naturalmente mal funzionano. Inoltre, la difficoltà di comunicare per gli anziani affetti da demenza contribuisce a sottovalutare anche l’aspetto del dolore. Le statistiche, infatti, ci dicono che costoro ricevono meno antidolorifici rispetto agli altri anziani”.
“Nella fase terminale della vita il dolore assume anche connotati che vanno oltre il disturbo fisico per diventare sofferenza psicologica, coinvolgendo la sfera psico-affettiva e spirituale. A volte tale sofferenza risulta insopportabile e difficilmente gestibile se non ricorrendo anche alla sedazione palliativa terminale. La legge – ha spiegato Frezza – riconosce ai malati il diritto di accedere alle cure palliative e alla terapia del dolore. La finalità delle cure palliative è garantire la qualità di vita migliore possibile, nel rispetto dei desideri e dei valori del malato e della sua famiglia”.