CORTINA D'AMPEZZO - Da questa mattina Andrea Franceschi è di nuovo al suo posto, sindaco di Cortina d'Ampezzo. E' tornato in paese, dal vicino Comune di San Vito di Cadore. Ha accompagnato il figlio all'asilo, si è recato in cimitero, a salutare i suoi cari. Fascia tricolore sul petto, ha percorso le vie del paese, sino al municipio. Lo attendevano il padre, la madre, il fratello, il suo gruppo politico, alcuni amici e cittadini. Subito una seduta di giunta, con decisioni importanti.

Ha ripreso quindi il suo incarico, cessato con l'arresto del 24 aprile 2013, accusato di turbativa d'asta, abuso d'ufficio, violenza privata. Il 15 maggio 2013 furono revocati gli arresti domiciliari, ma la magistratura gli impose il divieto di dimora nel suo paese, con la conseguente sospensione dalla carica, da parte del prefetto. Un provvedimento durato oltre cinquecento giorni.

Poi l'incontro con la stampa, in sala consiliare, a riassumere diciassette mesi: "Oggi è come se si riannodasse un filo che si era spezzato nell'aprile 2013 - ha detto Franceschi - Riguarda gli aspetti amministrativi ma c'è l'aspetto umano. Non è stato un anno e mezzo facile. Tutti i giorni era difficile non pensare alla situazione in cui mi trovavo. So che l'esilio è frutto della scelta di non dimettersi: la legge vieta di far decadere un sindaco democraticamente eletto. L'unica strada per evitare che faccia il sindaco è metterlo in condizione tale da sospenderlo. Dal 24 aprile 2013 so che, se avessi dato le dimissioni, dopo un minuto sarei stato libero, seppure senza la carica di sindaco".

"Da solo non avrei potuto farcela - ha concluso il sindaco - ho avuto il sostegno di mia moglie, della mia famiglia, degli amici, fra i quali ci sono anche questi amministratori, che hanno retto il Comune, mentre non c'ero".