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17 maggio 2024

Conegliano

Electrolux, nessuno a casa

L'accordo firmato a Palazzo Chigi soddisfa

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Electrolux, nessuno a casa

SUSEGANA - Gli operai polacchi non fanno più paura. L'accordo per Electrolux firmato ufficialmente a palazzo Chigi, alla presenza del premier Matteo Renzi, esclude delocalizzazioni e licenziamenti e garantisce 150 milioni di investimenti nei quattro stabilimenti di Porcia, Susegana, Solaro e Forlì che danno lavoro a oltre 6 mila persone fino al 2017. Le istituzioni contribuiscono con la decontribuzione dei contratti di solidarietà e agevolazioni per la ricerca, i sindacati accettano invece più flessibilità, in particolare sulle ferie, aumenti della produzione e un taglio dei permessi sindacali del 60%. Un accordo importante come ha affermato il premier Matteo Renzi sottolineando "che quando sindacato fa il sindacato strappa condizioni migliori per i lavoratori fa il suo mestiere" e il cui esito non era scontato.

 

Da quando l'azienda ha aperto un'indagine sulla competitività degli impianti italiani c'è stato un braccio di ferro fatto di proposte shock come quella di Unindustria Pordenone per ridurre i salari, di scioperi per oltre 150 ore e di tensioni, anche tra le istituzioni e nel fronte sindacale. ''Siamo molto felici di questo risultato per il quale ringraziamo azienda e lavoratori'', ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio dopo la firma. ''Tra settembre e ottobre Electrolux indicava 1.700 lavoratori in più e quasi una chiusura per Porcia. Siamo arrivati ad un accordo significativo e importante grazie ad un approccio alle relazioni industriali moderno'', ha aggiunto il ministro dello Sviluppo, Federica Guidi. Mentre il suo omologo al Welfare, Giuliano Poletti, ha osservato come ''i contratti di solidarietà siano una buona via perché ridistribuiscono il lavoro tra i lavoratori e non c'è la previsione di qualcuno che rimane a casa, ma la condivisione di un sacrificio'' e ha ricordato che nel decreto lavoro c'è una norma per la loro decontribuzione.

 

La soddisfazione ha unito i sindacati e i presidenti delle Regioni coinvolte dal Veneto, con Luca Zaia che ha ricordato ''la grande condotta di lavoratori e azienda, mentre nei primi tre mesi e mezzo dal governo Letta non è arrivato nessun segnale'', al Friuli Venezia Giulia, che ha visto Debora Serracchiani rimarcare come ''considerando da dove eravamo partiti, è il primo caso che non finisce con la chiusura dello stabilimento''. Per l'Emilia Romagna, Vasco Errani ha osservato invece che questo accordo ''rappresenta un riferimento importante per il modo in cui si possono affrontare le crisi aziendali di peso''.

 

Infatti, per una vertenza che si chiude, decine di altre rimangono aperte, come quella di Ideal Standard, che ha presentato ieri una proposta di mediazione che prevede la cassa integrazione in deroga invece della mobilità per i 400 dipendenti dello stabilimento di Orcenico (Pordenone) per favorire la nascita di una nuova realtà industriale con BPI, che ha manifestato interesse a rilevare lo stabilimento.

 



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