Il diaconato permanente nella Diocesi di Vittorio Veneto
Intervista a Mons. Pizziolo
COLLE UMBERTO - Questa sera alle ore 19.00 nella Chiesa Parrocchiale di San Tomaso di Colle Umberto 5 signori chiederanno al Vescovo di Vittorio Veneto di Vittorio Veneto di essere ammessi al diaconato permanente.
Su questo ministero a favore delle comunità cristiane abbiamo posto alcune domande a Mons. Corrado Pizziolo, che si è soffermato anche sulla presenza femminile e sacerdotale nella Diocesi.
1. La "missione" del diaconato permanente è un istituto canonico, che, pur affondando le radici nelle prime comunità dei cristiani ( Santo Stefano, martire, è ricordato come 'protodiacono'), solamente negli ultimi decenni è tornato ad essere presente in Italia... Come e perché è stato "riscoperto" questo ruolo?
La figura del diacono permanente è stata ripristinata dal concilio Vaticano II nel contesto del più generale impegno di riscoperta e di fedeltà nei confronti della grande tradizione della Chiesa. Nei primi secoli del cristianesimo - cioè nella cosiddetta epoca patristica - la figura dei diaconi rivestiva una grande importanza nelle comunità cristiane, come collaboratori dei vescovi. I tre gradi dell'ordine sacro e cioè l'episcopato, il presbiterato e il diaconato, avevano tutti un'importanza rilevante nella vita delle comunità cristiane dei primi secoli ed erano caratterizzati da una grande complementarietà. Poi, progressivamente, il diaconato perse la sua importanza. A dire il vero, il diaconato non è mai scomparso nella vita della Chiesa. È rimasto però, per tanti secoli, solo come semplice gradino di passaggio verso il presbiterato. Proprio per riscoprire nella sua verità più piena (e cioè nelle sue tre figure complementari) il sacramento dell'Ordine sacro, il concilio Vaticano II ha ripristinato il diaconato permanente come figura stabile, cioè permanente, nella vita della Chiesa.
2. Può presentare sinteticamente la figura del diacono permanente?
Il diacono è un battezzato che scopre nella sua vita la vocazione ad assumere un particolare ruolo di servizio nella vita della Chiesa, in collaborazione con il vescovo e con i presbiteri cioè con i sacerdoti. La peculiarità della sua vocazione è di vivere e mostrare con la sua vita le caratteristiche del servizio evangelico gratuito, generoso, competente all'interno della comunità cristiana. Il diacono non viene ordinato per il sacerdozio, e quindi non presiede l'eucaristia e non amministra il sacramento della penitenza. Viene ordinato "per il ministero", cioè appunto per il servizio. Le direzioni che tradizionalmente questo servizio del diacono assume sono anzitutto il servizio di annunciare la parola di Dio, in tutte le forme che questo annuncio può assumere; in secondo luogo il servizio della carità, in particolare dei poveri e dei bisognosi. In terzo luogo quello della liturgia, nella quale il diacono è chiamato a svolgere precisi compiti che competono a lui: la proclamazione del Vangelo, a volte anche l'omelia, il servizio durante la celebrazione eucaristica.
3. Per quanto riguarda i compiti, c'è differenza tra diaconato permanente e diaconato propedeutico al sacerdozio, anche a livello di diritto canonico?
No, non c'è propriamente nessuna differenza, se non il fatto che la durata del ministero di colui che viene ordinato diacono in vista del presbiterato dura per un tempo determinato: uno o due anni. Mentre la condizione di chi viene ordinato per vivere stabilmente il diaconato dura per tutta la vita.
4. Oggi, 27 settembre, saranno ammessi 5 laici al percorso che dovrebbe portarli a ricevere l'ordine tra alcuni anni: chi sono e da dove provengono?
Sono cinque laici, tutti sposati, delle nostre parrocchie: Roberto Furlan di Colle Umberto, Franco Casagrande del Duomo di Conegliano, Fausto Sichi di Fontanellette, Andrea Pezzutto di Villanova di Prata, Fernando Romero Romero di Susegana.
5. Quanti sono attualmente i diaconi permanenti nella nostra diocesi?
Dal 1984 ad oggi sono stati ordinati 31 diaconi permanenti. Due, purtroppo, sono già morti: ambedue hanno dato una bellissima immagine del diaconato permanente. Attualmente sono quindi 29.
6. Anche Papa Francesco ha ribadito con diversi interventi l'opportunità e la necessità di valorizzare maggiormente la donna all'interno delle comunità cristiane. Come valuta la situazione da questo punto di vista nella diocesi? quali le prospettive per il prossimo futuro?
Da un certo punto di vista possiamo dire che la vita delle nostre comunità cristiane sta in piedi grazie alle donne. Pensiamo ad esempio al mondo della catechesi ma anche ai ministri straordinari della comunione o a tante iniziative di volontariato parrocchiale tipicamente femminile. Nello stesso tempo è anche vero che le donne che rivestono ruoli particolarmente in vista nella comunità parrocchiale o diocesana sono poche. Questo è tuttavia anche legato al fatto che tante volte i ruoli di responsabilità sono coperte da sacerdoti, e cioè da persone di sesso maschile. Mano a mano che questo viene a cambiare, sono convinto che coloro che prenderanno molti di quegli incarichi saranno proprio donne.
7.Per concludere, come siamo messi con le vocazioni sacerdotali in questo momento e per il prossimo futuro?
Purtroppo non siamo messi molto bene. Non mancano giovani che si accostano ai cammini di ricerca vocazionali. Poi però non sempre, anzi molto raramente, avviene il passo decisivo di entrare in seminario. Nello stesso tempo non è vero neppure che in seminario non ci vada nessuno. Sia l'anno scorso sia quest'anno alcuni giovani hanno scelto di entrare nella comunità vocazionale per giovani e adulti a Castello Roganzuolo. Io mi auguro non solo che questo continui ma che possa anche trovare un incremento.
pietro.panzarino@oggitreviso.it