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15 dicembre 2024

Rugby

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Benetton, ecco Trevisan

Un nome, una garanzia per il nuovo estremo (oroginario di Latisana) dei Leoni biancoverdi

| Gianandrea Rorato |

| Gianandrea Rorato |

TREVISO - Ruggero Trevisan, un cognome una garanzia per la Marca, arriva dalle esperienze con Aironi e Zebre, mentre in passato aveva militato tra la natia San Donà ed i Crociati a Parma.

 

Nato a Latisana, provincia di Udine, il 12 marzo 1990, gioca come estremo ed ala, pur essendo stato a volte chiamato ad indossare la maglia numero 10.

 

"In generale, mi piace di più la situazione di gioco da estremo. Sono un giocatore che predilige attaccare, che ama i palloni di recupero e usare il piede tatticamente e questo da 15 si può fare molto bene.

 

Qualche partita sono tornato all'apertura per necessità, un ruolo che avevo ricoperto nelle giovanili. E sto affinando la mia tecnica di calcio verso i pali, mi sto tornando ad allenare per piazzare. Gli anni scorsi, causa alcuni infortuni, non l'ho fatto più di tanto".

 

Si presenta sorridente, rilassato, classica faccia da bravo ragazzo - aspetto che poi emergerà nell'intervista - con "solo" un paio di tatuaggi, ricordi di altrettante esperienze rugbistiche: una in Nuova Zelanda, l'altra in Giappone.

 

A colpire, però, è il braccialetto che porta al polso sinistro. Colori per i quali non serve nemmeno una spiegazione: bianco e verde, con solo alcuni piccoli inserti rossi.

 

"Ho due fratelli: Lorenzo di 8 anni e Nicola di 10. Il più piccolo è felicissimo di avermi più vicino e poi andrà a giocare con una squadra di calcio che si chiama Liventina e che ha gli stessi colori. 

 

Così abbiamo in comune questo aspetto, mentre il rosso è il colore del cuore e dell'affetto che ci lega". 

 

Un calciatore ed un giocatore di basket, a seguire le orme familiari e la radicata tradizione ovale di San Donà, c'ha per fortuna pensato il più grande. 

 

"Ho iniziato lì verso gli 8 anni. Mio padre ha iniziato tardi e giocato poco come ala, perchè poi sono nato io, ma continuava a frequentare l'ambiente.

 

Un giorno mi ha portato al campo e, visti i tanti infortunati o assenti, mi è stato chiesto di giocare e così è nato l'amore per questo sport, che mi è subito piaciuto, mentre altri non li avevo apprezzati particolarmente. 

 

Fino ai 18 anni sono stato nella formazione biancazzurra, esordendo anche in prima squadra in Serie A. Due anni in Accademia a Tirrenia, poi Crociati, Aironi ed infine Zebre prima del passaggio a Treviso".

 

Esperienza celtica già provata, dunque, con la maglia dell'ex team viadanese e dei bianconeri ducali.

 

"Ricordo l'esperienza dei primi anni. Già il passaggio da Serie A ad Eccellenza o vecchio Super 10 l'avevo vissuto in maniera particolare, notando ogni piccolo cambiamento.

 

Il salto al PRO12 eleva alla massima potenza queste differenze. Non si può sbagliare nulla. Appena fai il minimo errore, un passaggio non portato correttamente o un placcaggio, le altre squadre sono molto incisive e lo sfruttano.

 

Tecnica, aspetto fisico e ritmo: questi sono tutte aree dove ho notato grandi differenze".

 

Non manca nemmeno il grande desiderio di rivalsa e di esplodere in una piazza più vicina a casa e che, visto il cognome, sembrava essere chiaramente nel destino di Ruggero. 

 

"Il 21 marzo a Parma mi è stato comunicato che non sarei rientrato nei piani delle Zebre per la nuova stagione, ma la mia volontà era quella di restare a questo livello.

 

San Donà quest'anno sta facendo un'ottima squadra, ma tornare in Eccellenza sarebbe stato un passo significativo anche come scelta di vita, visto quello che può offrire attualmente il torneo.

 

Per questo il mio desiderio era di restare su questi standard. Arrivata la proposta di Treviso, non ho potuto dire di no, visto il blasone, la storia di questo club e sicuramente è molto positivo essere così vicino a casa.

 

Mi piace l'ambiente che ho trovato, essendo stato tra gli ultimi ad approdare in biancoverde. Il gruppo lavora con attenzione ed in maniera metodica.

 

C'è la giusta competizione e nessuno lesina i consigli verso i compagni. Staff e società sono davvero seri ed è una cosa che ho potuto apprezzare da subito".

 

Nazionale giovanile, con due Sei Nazioni di categoria e due Junior World Championship (Giappone e Russia) alle spalle, ha partecipato a diversi tour della Nazionale A (Churchill Cup, Nations' Cup) e a raduni della Maggiore, senza tuttavia aver ancora ottenuto il fatidico cap.

 

"Fuori dal campo, mi reputo un ragazzo tranquillo, timido, simpatico, umile. Amo la compagnia degli amici, la montagna e sono molto credente. 

 

Studiavo Scienze Motorie a Voghera finchè ero a Parma e ora dovrò cercare di capire come effettuare il trasferimento qui in zona.

 

Parte del mio tempo amo dedicarlo agli altri, a Carpi facevo, infatti, volontariato in una struttura per ragazzi con situazioni familiari difficili". 

 



Gianandrea Rorato

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