300 lavoratori ogni mese hanno perso il lavoro
Dati Cgil: nella Marca 2.157 posti di lavoro persi dall'inizio dell'anno
| Isabella Loschi |
TREVISO - Oltre duemila i posti persi in 7 mesi, un quarto sono lavoratori over 50.
Mediamente 310 sono i lavoratori usciti dalla grande impresa trevigiana ogni mese del 2014. l dati sono stati elaborato dal Centro Studi della Cgil di Treviso.
La zona più toccata è l’area del capoluogo che conta ben 784 lavoratori coinvolti, oltre un terzo del totale provinciale. Segue la zona dell’opitergino con 410 lavoratori e il coneglianese con 368. Per la grande impresa continuano a soffrire maggiormente della crisi occupazionale i settori della metalmeccanica (614 lavoratori coinvolti) e il legno (609 lavoratori coinvolti), rispettivamente il 28,23% e il 28% del totale complessivo, quello delle costruzioni (293) e del tessile-calzaturiero (290), rispettivamente il 13,47% e il 13,33% del totale, e il commercio che con 160 lavoratori coinvolti rappresenta il 7,36%.
Il 62% dei licenziamenti riguarda gli operai, di questi circa il 70% sono uomini, la metà ha più di 50 anni. Posti di lavoro andati bruciati che hanno fatto salire in questi mesi il monte ore di cassa integrazione ordinaria a 1.644.591 ore.
“La fotografia scattata dal Centro Studi ci consegna sostanzialmente una situazione di crisi nel complesso immutata rispetto agli ultimi anni - commenta Giacomo Vendrame, segretario generale della Cgil di Treviso – quello che però i numeri non dicono è che esistono delle realtà, anche nell’industria, che danno alcuni segnali positivi. Singole aziende che hanno retto e che registrano oggi una crescita rispetto al passato ma che non riescono ancora a essere da traino per i loro settori di appartenenza e quindi a compensare i livelli occupazionali persi dalle altre realtà. Per questo – ha continuato Vendrame - la politica, in particolare quella regionale, deve operarsi energicamente e seriamente nel tracciare strategie industriali che guardino allo sviluppo del territorio e al riassetto e riorganizzazione dell’impresa veneta, anche di quella artigianale”.
“Dal punto di vista strettamente occupazionale – ha aggiunto Vendrame – serve garantire una maggiore flessibilità verso il pensionamento al fine di sbloccare il mercato del lavoro e impiegare i giovani che oggi difficilmente riescono a trovare un impiego, duraturo, economicamente e professionalmente soddisfacente e in linea col rispettivo grado di istruzione. Mettere mano alla riforma Fornero – dice Vendrame – è allora indispensabile.
Anche il dato trevigiano, infatti, evidenzia che un quarto delle fuoriuscite dalla grande impresa industriale riguardano i lavoratori ultracinquantenni. Una massa di lavoratori difficilmente riqualificabili e con famiglia a carico, probabilmente con figli disoccupati, che come Sindacato facciamo tutto il possibile per tutelare ma che alla lunga si troveranno totalmente senza reddito.
Per loro – conclude Vendrame - bisogna pensare uno scivolo pensionistico che gli accompagni nei prossimi anni”.