Vittorio Veneto come baricentro di Difesa della NATO
La Provincia alza il tiro per salvare il 1° FOD
TREVISO - Nomi di spicco di tutti gli schieramenti chiamati al lavoro per evitare il trasferimento del Comando
L’elenco è lungo e va da destra a sinistra, senza distinzione alcuna: dal Governatore del Veneto Luca Zaia agli ex ministri PDL Giancarlo Galan, Maurizio Sacconi e Renato Brunetta, dagli eurodeputati Giancarlo Scottà e Andrea Zanoni ai Parlamentari Antonio De Poli e Andrea Causin, colleghi di partito del Ministro della Difesa Mario Mauro, passando per i parlamentari del PD (che, comunque, hanno già da tempo preso posizione attraverso il loro gruppo in commissione difesa) e quelli del Movimento 5 Stelle.
Sono tutti destinatari dell’ordine del giorno approvato dalla Provincia e che, dopo la pubblicazione, è stato inviato in questi giorni ai rappresentanti politici del Veneto ai più alti livelli istituzionali.
Il documento non solo chiede che il 1° FOD non venga dismesso, ma chiede “al Governo italiano, al ministro della Difesa, ai presidenti di Camera e Senato, al governatore della Regione Veneto e ai Parlamentari della regione Veneto di fare di Vittorio Veneto il centro dei comandi che, nel processo di ristrutturazione programmato, dovessero essere spostati da altre città”.
“Oltre al comando delle truppe alpine in di stanza a Bolzano” prosegue l’ordine del giorno “si può pensare al corpo d'armata di reazione rapida di stanza a Solbiate Olona nel Varesotto o al comando trasmissioni e informazioni di stanza a Anzio”.
“Tutto ciò” si conclude “per fare di Vittorio Veneto il baricentro di Difesa della NATO, tra l'Europa, i Paesi Arabi e Africani che si affacciano sul Mediterraneo”.
Parole importanti, con obiettivi ambiziosi. I politici interpellati cosa risponderanno ai loro colleghi di partito del Consiglio Provinciale di Treviso che, ricordiamo, ha approvato all’unanimità il documento proposto dal Partito Democratico?