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18 aprile 2024

Conegliano

Vino e nucleare. La Corea ‘atomica’ vista dal calice

Floriano Zambon, presidente delle Città italiane del vino, a Seul durante l’esperimento di Kim Jong-un. Il dittatore che spaventa il mondo

| Emanuela Da Ros |

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Vino e nucleare. La Corea ‘atomica’ vista dal calice

DAEJEON - CONEGLIANO - Assaggi di vino e di ordigni nucleari. La Corea del Nord è anche questo. Nei giorni scorsi, quando il dittatore 33enne Kim Jong-un sperimentava, con un sorriso compiaciuto, il suo sesto test atomico (‘il più potente di sempre’), nella città di Daejeon, a 40 chilometri da Seul, si svolgeva l’edizione 2017 dell’Asia wine trophy.

 

Enomanifestazione di portata globale in cui i 130 giudici designati assaggiavano 4 mila campioni di vino di tutto il mondo. Tra i commissari per l’elezione del miglior sommelier nordcoreano, c’era anche l’ex sindaco di Conegliano Floriano Zambon, in qualità di presidente delle Città italiane del vino.

 

 

“Ero in Corea - precisa Zambon - anche per firmare un protocollo d’intesa che coinvolge le città del vino e come commissario per l’elezione del miglior sommelier coreano. In questo settore, ho registrato una professionalità eccellente. Ma ovviamente ero a pochi chilometri dal luogo del test nucleare. Se eravate preoccupati voi in Italia, figurati io! Eppure, vuoi per storia, costume, indole, i coreani sono sembrati sereni. Parlando anche con i rappresentanti istituzionali, ho avvertito una certa tranquillità, una compostezza innata, dovuta alla consapevolezza che la comunità internazionale - all’occorrenza - saprà intervenire e fermare le operazioni di un uomo che è il frutto di un misfatto della storia.”

 

Secondo Floriano Zambon la presenza militare americana in sudCorea è alta. “Il cielo - spiega - era costantemente percorso da aerei militari. Ciò non significa che dobbiamo ignorare il potere di un dittatore che ha nelle sue mani strumenti di distruzione potenti, che sta al vertice perché ha l’appoggio dei militari. Io sono tornato dall’esperienza coreana con la speranza, e mi auguro sia una convinzione, che il gioco terroristico imploda in se stesso.”

 



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Emanuela Da Ros

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