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29 marzo 2024

Vittorio Veneto

Il vescovo Pizziolo: "No alla monocoltura del Prosecco e l’abuso dei pesticidi"

«Sentiamo, infatti, forte nel nostro territorio il richiamo al rispetto dell’ambiente e della salute delle persone, spesso minacciati dall’abuso dei cosiddetti “pesticidi”»

| Ingrid Feltrin Jefwa |

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| Ingrid Feltrin Jefwa |

vescovo di Vittorio Veneto, Corrado Pizziolo

VITTORIO VENETO – Forte posizione del vescovo di Vittorio Veneto, Corrado Pizziolo sul rispetto dell’ambiente e della salute pubblica. Ieri, sabato 4 settembre a Mansuè si è tenuta la celebrazione diocesana della Giornata del creato, dal titolo “Per una vita nuova”: a sera, presso la Cooperativa Terramica (sempre a Mansuè), si è svolta la celebrazione della veglia diocesana per il creato, presieduta dal vescovo Corrado ed è in questa occasione che il vescovo Corrado ha consegnato alla Diocesi la sua “Lettera per il Mese del creato”. 

 

Una missiva che non dà spazio a dubbio o equivoci in cui in monsignor Pizziolo esprime la sua preoccupazione per l’ambiente e la salute pubblica parlano in modo esplicito di pesticidi e di monocoltura ma un estratto, sul tema, del documento: “Le tante forme di inquinamento Tra le responsabilità sociali che oggi siamo chiamati a riscoprire, sicuramente non possiamo dimenticare quella delle aziende agricole. Sentiamo, infatti, forte nel nostro territorio il richiamo al rispetto dell’ambiente e della salute delle persone, spesso minacciati dall’abuso dei cosiddetti “pesticidi”. Come pure sento urgente richiamare l’attenzione sul tema della preservazione della biodiversità, in un’area in cui la monocoltura (che rischia di diventare “monocultura”, dove non c’è spazio per chi la pensi diversamente) rappresenta un limite 2 di cui tenere conto, tanto per le possibili ricadute economiche, quanto per quelle ambientali.

 

Desidero perciò ribadire l’impegno di questa Chiesa ad adoperarsi a sostegno della salute delle persone, della custodia del creato, del primato dell’etica sull’economia. Questa terra, che recentemente ha anche ottenuto un riconoscimento da parte dell’UNESCO come “Patrimonio dell’umanità”, merita tutta la nostra dedizione, perché possa essere valorizzata nella sua bellezza e arricchita dal patrimonio di valori che da sempre hanno contraddistinto la nostra gente! Vorrei invitare, però, a non fermarsi soltanto ad uno degli aspetti di una questione più complessa e articolata. L’inquinamento che purtroppo segna il nostro territorio non è soltanto quello dei fitofarmaci di sintesi. Sarebbe miope uno sguardo che non prenda in considerazione l’ancora troppo maggioritario impiego di combustibili fossili; come sarebbe ingiusto chiedere soltanto agli agricoltori sforzi di rinnovamento senza che ciascuno di noi si senta personalmente interpellato a un cambiamento radicale negli stili di vita: ad esempio preferendo l’uso della bicicletta a quello dell’auto, favorendo l’uso di energie rinnovabili, esprimendo il proprio concreto impegno verso forme di economia circolare per un minore spreco di risorse, vivendo con maggiore sobrietà per una riduzione generale dei consumi.

 

D’altro canto, non è solo l’inquinamento ambientale a risultare problematico: occorre riconoscere invece nell’“inquinamento del cuore” la radice vera di ogni disagio sociale (cfr. Mc 7, 21-23). Mi preoccupano quindi, nella stessa misura, anche le crescenti forme di ingiustizia sociale, spesso sottaciute, dissimulate o talvolta perfino giustificate: dalle espressioni del caporalato presente anche nelle nostre terre, al lavoro “a nero” in cui spesso sono sfruttati gli immigrati che cercano qui da noi la possibilità di un futuro diverso, alle speculazioni o alle frodi che falsificano la genuinità dei prodotti soltanto in nome di un guadagno più elevato, ma senza tutele per la qualità dei prodotti e, soprattutto, per la salute degli operatori e dei consumatori. Non possiamo arrenderci alla logica dell’ingiustizia per paura, per rassegnazione o per indifferenza! Essere cristiani ci chiede oggi di saper risvegliare la nostra coscienza per essere, a nostra volta e attraverso la nostra testimonianza, coscienza critica dentro la società in cui viviamo”.

 

QUI LA LETTERA INTEGRALE 

 


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Ingrid Feltrin Jefwa

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