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28 marzo 2024

Nord-Est

Veneto assassinato a Londra. Legato a un carrello e gettato nel Regent's Canal

La vittima è Sebastiano Magnanini. In passato fu coinvolto in furto di un quadro del Tiepolo del valore di 2 miliardi di lire

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Veneto assassinato a Londra. Legato a un carrello e gettato nel Regent's Canal

LONDRA/VENEZIA - E' stato identificato come un italiano d'origine veneta, Sebastiano Magnanini, 46 anni, l'uomo trovato cadavere il 24 settembre a Londra nella acque del Regent Canal. Lo riferiscono fonti investigative locali secondo cui Magnanini sarebbe stato ucciso e gettato nel canale legato a un carrello della spesa. Quando un passante lo ha notato, il corpo era già parzialmente decomposto. Stando alle fonti, l'uomo risultava aver viaggiato in Colombia, Cambogia e Thailandia prima di trasferirsi a Londra: si sospetta un agguato criminale.

 

Magnanini in passato aveva vissuto a Venezia, nel sestiere di Cannaregio. Secondo fonti investigative, da alcuni mesi si sarebbe trasferito nella capitale inglese. Il cadavere, in avanzato stato di decomposizione, sarebbe stato notato sabato scorso da un passante nei pressi dell'Islington tunnel. Le forze dell'ordine britanniche hanno lanciato un appello ai residenti nell'area del ritrovamento, a partire dai proprietari delle imbarcazioni ormeggiate lungo il canale, per capire cosa possa essere accaduto. Alle generalità di Magnanini si è arrivati attraverso le impronte digitali perchè sul luogo della scoperta non è stato trovato alcun documento.

 

Nel passato di Sebastiano Magnanini alcuni piccoli precedenti per stupefacenti ma anche il coinvolgimento in un grosso furto d'arte, quello di un quadro del Tiepolo, portato via nel 1993 dalla chiesa di Santa Maria della Fava, a Venezia. Secondo la denuncia, Magnanini e un complice si fecero chiudere di sera all'interno della chiesa, all'insaputa dei frati, e pur potendo agire indisturbati ebbero bisogno di un terzo complice, chiamato durante la notte, per portare a termine il furto del dipinto, "L'Educazione della Vergine", del Tiepolo, valutato all'epoca circa due miliardi di lire. La tela fu staccata con un taglierino. A quel tempo la chiesa non era dotata di sistemi d'allarme. Ma i tre ladri seminarono tracce lungo il percorso: ad operazione ancora in corso, uscirono per una bevuta in un bar vicino alla chiesa, fumarono alcuni spinelli, e mentre fuggivano fecero cadere la tela per terra, recuperandola e tenendola assieme con un laccio da scarpe.

 

L'opera venne recuperata tre mesi dopo dalla squadra mobile di Venezia in un magazzino nella zona di Tessera, ed i tre protagonisti del furto denunciati. Ma l'indagine ebbe una 'coda' sgradevole per le stesse forze dell'ordine. Proprio le modalità sospette del veloce ritrovamento del Tiepolo fecero partire un'inchiesta sull'ipotesi di collusioni con la criminalità da parte di alcuni componenti della Questura veneziana. Si giunse al rinvio a giudizio e al processo che, dopo l'assoluzione in primo grado degli iniziali otto imputati, portò a dure condanne in appello per un paio di ex ispettori e per un ex capo della mobile veneziana, ritenuti responsabili di aver falsificato gli atti del ritrovamento del quadro del Tiepolo, oltre ad altri 'scambi' di favori con elementi malavitosi.

 



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