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29 marzo 2024

Vittorio Veneto

VEDI ALLA VOCE RIZZOTTO

Chi è l'uomo che ha ridato voce ai malati. E a Emilio Fede

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VEDI ALLA VOCE RIZZOTTO

Vittorio veneto - Quando diciamo di lui che “ha ridato voce ai malati”, intendiamo esattamente questo.

Giuseppe Rizzotto, primario del reparto Otorinolaringoiatria (oggi bisognerebbe dire “direttore dell’unità operativa") dell’ospedale di Vittorio Veneto è conosciuto in Italia e nel mondo (la prestigiosa rivista americana Laryngoscope gli ha dedicato una copertina) per aver permesso ai malati di tumore alla laringe di tornare a parlare. E, soprattutto, di uscire da un intervento radicale (e che costa 14 mila euro) senza alcuna cicatrice evidente.

Sino a quattro anni fa, chi veniva operato di tumore alla laringe presentava un foro vistoso nella parte anteriore del collo e restava quasi completamente senza voce. Oggi, la “Tracheioidopessia secondo Rizzotto” (l’impronunciabile intervento chirurgico porta il nome del luminare vittoriese) permette a questi pazienti di guarire completamente. Con un’unica conseguenza. Che non ha a che fare con la malattia, ma con la statistica.

Nel reparto di otorinolaringoiatria di Vittorio Veneto si esegue infatti il più alto numero di interventi alla laringe di tutta Europa. In un anno vengono praticate 200 tracheioidopessie. Cioè quelle che, nello stesso arco di tempo, insorgono in una popolazione di 2 milioni di persone.

“Il tumore alla laringe – spiega il dottor Rizzotto –interessa statisticamente 10 persone ogni 100 mila abitanti. Nella nostra Usl teoricamente dovrebbero esserne colpiti, ogni anno, 20 pazienti. Noi ne operiamo 200. Cosa vuol dire? Che metà delle persone interessate agli interventi vengono da fuori Usl, il 30 per cento da regioni diverse dal Veneto.”

Il primo intervento di tracheioidopessia (il primo intervento in Italia), Rizzotto l’ha compiuto nel 2004. “Una signora – ricorda Rizzotto – una bella signora genovese di 45 anni, dopo aver scoperto di avere un tumore alla laringe, è venuta da me. E mi ha chiesto di eseguire su di lei un intervento che stavo ancora mettendo a punto. Un intervento che Serafini, il primario che mi ha preceduto, aveva eseguito ma poi abbandonato per problemi funzionali. Io ho intuito che, nello svuotamento del collo, il mantenimento della cartilagine che sorregge le corde vocali, avrebbe potuto rendere l’operazione meno invasiva. E infatti così è stato”.

Il successo dell’intervento firmato da Giuseppe Rizzotto ha fatto il giro del mondo. Ora in Italia altre 10 strutture eseguono la stessa operazione ma il “piccolo” ospedale di Vittorio Veneto resta il centro di eccellenza nella penisola, tanto che qui ogni anno si tiene un Master in chirurgia del collo riservato a 40 medici e un corso di formazione superiore per appena 5 o 6 professionisti. Corsi che ovviamente non riescono a soddisfare le centinaia di richieste.

“E’ un caso un po’ atipico – evidenzia Rizzotto – che un intervento specialistico così particolare sia “ambientato” in una piccola realtà ospedaliera come la nostra. Spesso sono i grandi ospedali che offrono prestazioni tanto specifiche. In questo caso, Vittorio Veneto è invece un centro di riferimento”.

E al migliore centro italiano per la cura della laringe lo scorso anno si è rivolto anche Emilio Fede, che ha mantenuto col medico uno stretto rapporto di amicizia. “A volte i pazienti esagerano con la riconoscenza – ammette il primario, sorridendo – come quella signora siciliana che in un’ideale gerarchia d’autorità mi ha messo dopo Dio…”

Giuseppe Rizzotto del “grazie” ricevuto dai pazienti a cui ha (ri)dato vita e voce parla sommessamente. “La gratificazione – dice - è solo una delle facce di questa professione, che richiede fatica, impegno, allenamento e passione, naturalmente. E una serenità di fondo”.

Come mai è diventato chirurgo otorinolaringoiatra? Per caso. Mentre facevo l’università avevo pensato di fare il Medico del lavoro. Poi ho preparato una tesi sull’Ipocusia da rumore nella ditta Cerruti e poiché le cartelle cliniche dei pazienti erano archiviate nel reparto del dottor Serafini, l’ho conosciuto, apprezzato e ho finito con lo specializzarmi in questo settore. E poi col lavorare insieme a lui.

Molti vittoriesi hanno perso l’udito alla Cerruti? Uno di più grandi danni fisici che l’industria tessile ha prodotto è stata l’ipocusia, cioè il peggioramento dell’udito. Il 30 per cento degli operai che un tempo lavoravano alla Cerruti ha sofferto di questa malattia e ha ricevuto un’invalidità permanente sino al 50 per cento. Poi le cose sono cambiate. I nuovi telai e una serie di accorgimenti introdotti nell’industria hanno fatto scomparire il problema. A volte ci vuole tempo per valutare il danno che un elemento meccanico o tecnologico produce. Fra 10 o 15 anni sapremo quanti e quali danni cerebrali avrà procurato il telefonino, perché sono necessari da 20 ai 40 anni per valutare l’andamento di un processo tumorale.

Dopo essersi laureato ha iniziato a lavorare subito? Sì. Mi sono laureato nel 1978, ho fatto alcuni mesi di volontariato in ospedale e poi sono stato assunto. 30 anni fa il reparto aveva 4 medici ed eseguiva mille interventi all’anno; oggi i medici sono 9 e gli interventi in anestesia generale sono 2500 all’anno.

Da quanto tempo è primario del reparto? Dal 2000.

Quante ore lavora? Dalle otto del mattino alle sette di sera. Prima in sala operatoria, poi in reparto e poi in ambulatorio.

E nel tempo libero che fa? Vado a funghi. E leggo romanzi

Funghi preferiti? Non ne mangio più. Mi piace trovarli.

Autori preferiti? Amo la letteratura dell’Ottocento, ma ho letto tutti i romanzi di Andrea Vitali, medico – scrittore di Bellano.

Mai pensato di scrivere? No. Non ho quel talento. Tra poco dovrò presentare al Congresso nazionale della Società italiana di Otorinolaringoiatria la Relazione ufficiale che ogni anno viene affidata a un chirurgo. Bene, per scrivere un capitolo di un testo complessivo di 400 pagine, ci ho impiegato quasi due anni…

 

Emanuela Da Ros

 

 



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