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05 ottobre 2024

Vittorio Veneto

Il Vajont, "tragico modello esemplare di un'Italia che si ripete"

Uno spettacolo attuale quando sconvolgente. Giovedì sera al Teatro Da Ponte

| Stefania De Bastiani |

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| Stefania De Bastiani |

Il Vajont,

VITTORIO VENETO - 9 ottobre 1963, confine tra Veneto e Friuli-Venezia Giulia. Poco dopo le dieci e mezzo di sera 260 milioni di metri cubi di roccia si staccano dal Monte Toc e precipitano nel bacino artificiale della diga del Vajont, provocando un’onda gigantesca che scavalca la struttura e travolge i paesi di Erto, Frassen, San Martino, Col di Spesse, Patata, Il Cristo, Casso, Pineda, Longarone, Codissago, Castellavazzo, Villanuova, Pirago, Faè e Rivalta. I morti sono quasi duemila, pochissimi i feriti. Cosa accadde dopo la frana? Dopo che si è consumata una delle tragedie più annunciate e denunciate della storia italiana?

 

Onorata Società. Vajont dopo Vajont racconta quello che Sandro Canestrini – l'avvocato di parte civile al processo contro i costruttori della diga, a L'Aquila, nel 1968 – ha chiamato genocidio di un’intera comunità, provocato dalla mano criminale di una classe industriale senza scrupoli e da uno Stato incapace di difendere il territorio e i suoi cittadini. “Onorata società” è un lavoro che parla a tutti, ma soprattutto alle nuove generazioni. Non solo per raccontare la corruzione e la spettrale capacità di truffare che appartengono tuttora alle classi dirigenti, ma anche e soprattutto per raccontare le voci fuori dal coro, le storie di chi non ha mai smesso di combattere per la verità, la giustizia e l’onestà. Il Vajont rimane quindi tragico modello esemplare di un’Italia che si ripete ovunque e sistematicamente, per arroganza e corruzione, dall'Ilva al terremoto de L'Aquila. Solleva pesantissime domande, costringe a chiedersi: di chi ci possiamo fidare?

 

Questa storia però diventa anche preziosa testimonianza di quanto la giornalista Tina Merlin e l’avvocato Sandro Canestrini possano ancora oggi offrire ai giovani e a chi non ha perso la speranza che si possa lavorare per la ricerca della verità, per difendere la dignità della vita e la più bella delle utopie: il diritto alla felicità.

 

E’ il nuovo spettacolo di Patricia Zanco che con sottile ironia, solleva un contenuto importante senza svilirlo. Tragedie che non finiscono nel loro accadere ma si moltiplicano con effetti incontrollati sulla società, provocate dai vizi di forma delle classi dirigenziali e ci portano alla deriva. Non abbiamo più corazze che ci possano difendere da mani criminali e consapevoli di una classe industriale, e non solo, senza scrupoli, e da uno Stato incapace di difendere il territorio e i suoi cittadini.

Lo spettacolo, di Francesco Niccolini, Zanco - Mattiuzzi alla regia, verrà messo in scena giovedì 22 gennaio, alle ore 20.45, al teatro Da Ponte di Vittorio Veneto.

 

Ingresso 12 euro intero, 10 euro ridotto, 8 euro per i gruppi. Info: 3398602468

 



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Stefania De Bastiani

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