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07 dicembre 2024

Nord-Est

Vajont: Mattarella ricorda a Fortogna i 1.910 morti del disastro

Bimbi sollevano ciascuno un cartello con nomi coetanei morti. Poi la cerimonia alla diga: le parole del Capo dello Stato

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Vajont: Mattarella ricorda a Fortogna i 1.910 morti del disastro

FORTOGNA (BELLUNO) - Un coro di 487 bambini ha sollevato in aria i nomi di altrettanti coetanei morti nel crollo della diga del Vajont, dedicando poi un canto di montagna in friulano, in ricordo delle vittime della sponda opposta travolta dall'onda di distruzione. E' stato il commento più commovente della visita che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto compiere stamane al cimitero monumentale di Fortogna, nel bellunese, a 60 anni dalla tragedia.

Il Presidente ha deposto una corona e si è intrattenuto per qualche minuto con una rappresentanza dei 55 reduci, presenti con le loro famiglie, prima di dirigersi verso la diga. Ad accompagnarlo il Presidente del Veneto Luca Zaia e il sindaco di Longarone e Presidente della Provincia di Belluno Leonardo Padrin. Il cimitero di Fortogna nacque, di fatto, la mattina del 10 ottobre 1963 di fronte alla spianata livida di fango dove un tempo cresceva il granturco. Il cimitero originario contava 1.464 croci, di cui solamente 700 hanno un nome. L'attuale, visitato da Mattarella e inaugurato nel 2004, è un giardino su cui poggiano 1.910 cippi marmorei bianchi, uno per ogni vittima, a prescindere dal luogo del ritrovamento.

AGGIORNAMENTO
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è arrivato a Erto e Casso (Pordenone) per partecipare alla cerimonia di commemorazione a 60 anni dal disastro del Vajont. Le celebrazioni si tengono nei pressi della diga. Prima di raggiungere la tensostruttura il presidente ha visitato la diga, percorrendone la passerella. Alla cerimonia partecipa anche il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, i presidenti delle Regioni Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, e Veneto, Luca Zaia. Mattarella è stato accolto da un lungo applauso e dall'inno di Mameli, intonato sul palco da alcune cori.

 

Siamo qui a rendere memoria di persone, quelle che sono morte il 9 ottobre 1963, le sopravvissute, quelle che hanno dovuto lasciare le loro case e quelle che hanno lottato strenuamente per ricostruirle

 

"Siamo qui a rendere memoria di persone", "quelle che sono morte il 9 ottobre 1963", le "sopravvissute, quelle che hanno dovuto lasciare le loro case e quelle che hanno lottato strenuamente per ricostruirle, per rimanervi". Lo ha detto il presidente della Repubblica alla cerimonia di commemorazione della tragedia del Vajont. Mattarella ha parlato dei "silenti monumenti alle vittime, a quelle inumate nei cimiteri, a quelle sepolte per sempre nei greti dei corsi d'acqua, sulle pendici: donne, uomini, bambini.

Cinquecento bambini". "Sono tormenti che, tuttora - sessant'anni dopo - turbano e interrogano le coscienze".

"Il generale Giampaolo Agosto, allora giovane ufficiale del 6° Reggimento artiglieria da montagna, intervenuto con gli uomini al suo comando, nelle ore immediatamente successive alla tragedia, ha ricordato, in queste settimane, che i suoi soldati, di fronte a tanto orrore, avevano gli occhi fissi nel vuoto. Vogliamo sforzarci, oggi, di immaginare di specchiarci anzitutto negli occhi di coloro che non ci sono più; che, quando giunsero gli alpini, non c'erano più. Negli occhi dei soccorritori. Negli sguardi severi dei sopravvissuti. Negli occhi di chi oggi è, qui, depositario di questi territori. Per poter dire che la Repubblica non ha dimenticato".
"Il disastro del Vajont venne paragonato a quello determinato dallo spostamento d'aria derivante dall'esplosione di un ordigno nucleare". "La tragedia che qui si è consumata reca il peso di pesanti, responsabilità umane, di scelte gravi che venivano denunziate, da parte di persone attente, anche prima che avvenisse il disastro".

LUOGHI CHE NON CI SONO PIU'
Il capo dello Stato ha parlato delle "storie di luoghi che non ci sono più, storie di luoghi che la tenacia degli abitanti ha voluto far rivivere dopo la tragedia. Insieme con Longarone, Pirago, Maè, Villanova e Rivalta, Frasèin, Col delle Spesse, Il Cristo, Pineda, Ceva, Prada, Marzana, San Martino, Faè, Erto e Casso. Oggi ci troviamo in un Parco, quello delle Dolomiti Friulane che, nella bellezza di questi luoghi dedica, doverosamente, percorsi alla memoria.

Siamo di fronte a due quadri: questo paesaggio, quello delle Prealpi Carniche. E la diga, creazione artificiale. Entrambi, oggi, silenti monumenti alle vittime". "Immenso sacrario a cielo aperto che si accompagna al Cimitero di Fortogna, mausoleo nazionale. Riflettiamo: la frana, la sparizione, nel nulla, di un ambiente, di un territorio, di tante persone. La cancellazione della vita", ha aggiunto.

"Sui luoghi della tragedia, il giorno dopo svettava, solitario, a Pirago, il campanile della Chiesa di san Tomaso apostolo. Il tempo non diluisce il dolore, ma quel campanile, oggi restaurato, appare, nella sua solitudine, quasi simbolo della resilienza di questi luoghi e della sua gente. Gente di paesi che, come ha ricordato il Sindaco Padrin, hanno voluto tornare alla vita".

LA DOCUMENTAZIONE DEL PROCESSO
"Ritengo che sia non soltanto opportuno ma doveroso che la documentazione del processo celebrato a suo tempo sulle responsabilità rimanga in questo territorio. Quella documentazione era stata, necessariamente, raccolta nei luoghi del giudizio penale perché aveva allora una finalità giudiziaria. Conclusi, da tanti anni, i processi, oggi riveste una finalità di memoria e ciò che attiene alla memoria deve essere conservato vicino a dove la tragedia si è consumata".
 

AMBIENTE
"Occuparsi dell'ambiente, rispettarlo, è garanzia di vita". Dichiara Mattarella, "per poter dire che - come ha esortato il presidente Zaia - riuscire ad assicurare condizioni di sicurezza e garanzia di giustizia - come richiede il buon governo - rimane obiettivo attuale e doveroso nella nostra società. Perché occuparsi dell'ambiente, rispettarlo, è garanzia di vita". "Per evitare - prosegue - atteggiamenti di indifferenza, di presunzione, di superiorità rispetto ai segnali della natura. Pagati qui a così caro prezzo. Per non capitolare a quello che il presidente Fedriga ha definito "desiderio cieco dell'uomo di piegare la natura a proprio piacimento al fine di ottenere il massimo profitto"". "A un intervento dell'uomo che si traduce in prevaricazione, corrisponde la violenza della natura", afferma Mattarella.


Zaia: 'Onorare anche i sopravvissuti'
"Dopo 60 anni, purtroppo, c'è un oggettivo rischio che questa diventi soltanto una giornata del ricordo. Per me dev'essere sì la giornata in memoria di chi non c'è più; ma anche in onore dei vivi, dei sopravvissuti, perché questo è un territorio segnato indelebilmente dal quel disastro.
I 1.910 morti danno la dimensione di quella tragedia", Lo ha detto il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, partecipando al cimitero di Fortogna (Belluno) alle cerimonie per il 60/o anniversario del Vajont, alla presenza del presidente Sergio Mattarella. Zaia ha ricordato che oggi "è la giornata nazionale del ricordo delle vittime dei disastri ambientali e industriali, causati dall'incuria dell'uomo. Vale la pena allora ricominciare a parlare del rapporto uomo-natura, coinvolgendo soprattutto i giovani, i veri soggetti che ci possono indicare la via".

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