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29 marzo 2024

Treviso

"Un Preside in pensione racconta": tanti aneddoti ma anche una lucida analisi della scuola di oggi

In uscita il libro scritto da Antonio Chiarparin sui quarantacinque anni vissuti a scuola come professore e poi dirigente.

| Roberto Grigoletto |

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| Roberto Grigoletto |

Antonio Chiarparin

TREVISO - Lo aveva anticipato che appena avrebbe messo piede nel primo giorno di pensionamento si sarebbe messo a raccontare i suoi primi 40 anni. Di scuola soprattutto. Neanche tre mesi e il prof. Antonio Chiarparin il suo libro lo ha scritto. “Un Preside in pensione racconta”, si intitola. Quindici anni da dirigente scolastico e altre tre decadi da insegnante. Di ricordi, di aneddoti, di inediti, di “incidenti di percorso” è costellato un vissuto professionale nel quale ha coabitato l’altra grande vocazione del professore, la musica: clarinettista, compositore, direttore della banda cittadina di Treviso.

Rovistare nell’archivio della memoria (e anche di qualche appunto) non è stata una passeggiata. Ordinare il tutto ha richiesto il guizzo dell’artista: ogni capitolo è dedicato a un aspetto del complesso universo scolastico. Non solo: ciascuna parte è preceduta da un brano scritto pure questo dall’autore del libro, per rendere in musica e icasticamente il senso e le emozioni. L’incipit è la burocrazia, quella di cui lui per primo ha fatto le spese proprio agli albori della sua carriera di insegnante ma poi anche al momento di entrare in ruolo come Preside: “Quando è arrivato il momento dell’assunzione ero l’unico a possedere i titoli, in quanto diplomato al conservatorio; e invece esce una legge che riconosce la precedenza a quelli che il diploma non lo avevano e quindi ho incominciato un viaggio durato dieci anni per tutta la provincia a fare supplenze. Poi vinco il posto da Preside ed è un'altra “precedenza” a mettersi di traverso: figli di caduti sul lavoro sono diventati presidi incaricati”. Norma giudicata incostituzionale, l’anno dopo. Poco male, per un altro verso, visto che la sede di assegnazione era una scuola che a luglio non aveva ancora il pavimento. Di episodi di burocrazia ne ha raccolti a iosa il preside Chiarparin: “Negli ultimi tempi attendevo il telegiornale della domenica sera per apprendere se l’indomani mattina avrei potuto aprire o meno la scuola, trascorrendo quindi il lunedì a impartire le indicazioni dell’oggi per ieri”. Poi l’autonomia, che per la scuola significa:”Di tutto ciò che fai la responsabilità è soltanto tua”. E che il prof. Chiarparin ha tradotto con: “Tutto quello che non è proibito si può fare”.

Poi tocca agli insegnanti, una varia umanità: i professionisti e “quelli in servizio, che a scuola ci sono finiti per ripiego, non avendo trovato altro di meglio da fare”. Mentre il preside, nell’esercizio delle sue funzioni, altro si è trovato da fare per davvero: un manager costretto a interfacciarsi anche con gli enti locali: “Con gli assessori, passi; ma con i tecnici: Dio ce ne scampi e liberi”. Infine gli studenti e le loro famiglie. Con i genitori vizi privati e pubbliche virtù: nell’ufficio del Preside si entra come in un confessionale. Chiarparin, una volta, ha sospeso dalle udienze un genitore troppo esigente con il figlio; a un altro invece ha proibito di continuare a portare a scuola i libri e i quaderni che puntualmente il pargolo scordava a casa: “Peccato che poi lo abbia sorpreso a lanciarglieli dalla rete di recinzione della scuola”. E a proposito di dinieghi, gli studenti del liceo artistico rammentano ancora nitidamente la decisione dell’allora preside Chiarparin di non far svolgere la giornata della creatività: “Ma le pare possibile in una scuola i cui allievi devono essere creativi tutti i giorni dell’anno?”

A dire il vero originale qualcuno ha dimostrato di esserlo al cospetto di un dirigente che, per far rispettare il divieto di fumare anche nel cortile della scuola, scendeva dal suo ufficio ogni ricreazione: “Una ragazza, accortasi che mi stavo avvicinando, ha sporto la mano con la sigaretta fuori dal cancello. Vede preside?- mi ha preceduto - non sono con la sigaretta nel cortile della scuola”.

 


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Roberto Grigoletto

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