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23 aprile 2024

Vittorio Veneto

Un museo della Grande Guerra in casa

A casa con 2000 pezzi della Prima Guerra Mondiale

| Emanuela Da Ros |

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| Emanuela Da Ros |

Un museo della Grande Guerra in casa

VITTORIO VENETO - Duemila pezzi esposti con la cura e la precisione di un allestimento museale. La collezione di armi e cimeli della Grande Guerra di Alberto Bet (nelle foto) è una delle più consistenti del Triveneto. E può gareggiare per materiale, manifesti, cura dei cimeli con quella del Museo della Battaglia.

 

Il collezionista. Alberto Bet, vittoriese, lavora presso le serre di Cozzuolo. Nato nel Sessanta, per coltivare la passione per un collezionismo singolare, potrebbe essere stato influenzato dalla mitica canzone dei Giganti “Mettete dei fiori nei vostri cannoni”. Se infatti la sua vita quotidiana è trascorsa tra piante e fiori, il suo tempo libero è stato monopolizzato da baionette, sciabole, fucili, bossoli, stufe e vettovaglie...che hanno minimo cent’anni di fabbricazione.

 

 

L’esordio. In realtà, la passione di Alberto Bet per la Grande Guerra e il suo straordinario repertorio di oggetti, strumenti, manifesti, arredi non viene da una canzone, ma da un ghiacciaio. “A 14 anni - spiega Bet - un amico di famiglia che lavorava nella diga Fedaia, sotto la Marmolada, ci aveva raccontato che ai piedi del ghiacciaio era frequente trovare dei reperti bellici della Prima guerra. La cosa mi ha talmente incuriosito che ho pagato la benzina a mio fratello maggiore per farmi portare lì. In quell’occasione non ho rinvenuto sul terreno ciò che mi aspettavo, solo delle granate, qualche piccozza, dei ramponi…, ma ho scoperto una passione per la Grande Guerra, i suoi armamenti, la sua tecnologia, le strategie utilizzate, che non mi ha più abbandonato.” In 45 anni, Alberto Bet ha così realizzato una delle più grandi collezioni sul primo conflitto mondiale del Triveneto.

 

La collezione. Nella sua casa di Cal de Prade a Ceneda, sono esposti (a un pubblico di amici, appassionati, ma a volte anche di qualche studente delle superiori) duemila pezzi originali (hanno tutti un marchio o un certificato di fabbricazione) che risalgono alla Grande Guerra, ma anche a mezzo secolo prima (la tecnologia, allora, non aveva accelerazioni simili all’attuale).

 

 

Una ventina di fucili appartenuti ai diversi eserciti con taglia-reticolati e baionette, diversi periscopi da trincea, elmetti, baionette con la lama a sega (per sventrare l’avversario!), baionette austroungariche, daghe, sciabole inglesi, russe, italiane, con lo stemma sabaudo e ricche decorazioni sull’elsa, basti per i muli, targhette di sepoltura con i nomi dei caduti incisi a bulino o scritti su metallo con inchiostro zincografico, pinze tagliareticolati firmate dai Fratelli Peugeot e datate 1917, binocoli, bussole, telescopi, maschere antigas, telefoni da campo italiani e americani (perfettamente funzionanti), occhiali paraschegge, medicinali anche a uso veterinario, un bossolo da 420 centimetri di diametro (il Museo del Cenedese ne ha uno di 305 mm.) sono solo alcuni dei tantissimi oggetti, cimeli, armamenti che Bet ha collezionato.

 

 

Interessanti anche i manifesti originali che ha recuperato e incorniciato, che fino al 1923 portano il nome di Vittorio (senza il “cognome” Veneto). Tra le tante curiosità di una collezione davvero unica, ci sono dei documenti che rivelano come l’ultima “classe” chiamata alle armi non fu quella del 1899 (i cavalieri di Vittorio Veneto, per intenderci), ma del 1900.

 

A 17 anni, cento anni fa, si andava in guerra. E quella guerra, la prima a coinvolgere tutte le potenze del globo, attraverso questa ricca collezione riemerge viva, come una testimonianza storica davvero unica.

 


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Emanuela Da Ros

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