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28 marzo 2024

Valdobbiadene Pieve di Soligo

Il turismo messo in ginocchio dal Coronavirus: "Da noi a Castelbrando quattro mesi con incasso zero"

Ma la riapertura della struttura vuole essere "un messaggio di speranza"

| Roberto Silvestrin |

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castelbrando coronavirus

CISON DI VALMARINO - Quattro mesi di attività completamente azzerati. CastelBrando, a Cison di Valmarino, contava su centinaia di migliaia di visitatori ogni anni: fra hotel, ristoranti, centri benessere e visite.

 

Da febbraio – a causa del Coronavirus – sono arrivati i decreti e le conseguenti disdette. Da marzo l’hotel è rimasto chiuso, una struttura che a maggio e giungo faceva registrare un’occupazione delle camere pari al 90%. Il tutto azzerato dal lockdown e dall’impossibilità di viaggiare: il 60% dei turisti che si recano a Castelbrando sono infatti stranieri, in particolare australiani, canadesi e americani. Ma sono saltati anche i matrimoni, i congressi, gli eventi: il 90% dei banchetti organizzati sono stati spostati all’anno prossimo.

 

Ha continuato invece a lavorare il bar-ristorante “La Fucina”, che si trova all’interno della struttura. Anche la spa – da quando è stato possibile riaprirla – è operativa, ma solo per i trattamenti e non per saune o bagno turco. “Le difficoltà sono tante, quattro mesi con incassi zero – spiega Ivana Casagrande, che gestisce l’hotel e l’attività congressuale -. Ora però stiamo ripartendo e apriremo tutti i weekend di luglio. Poi ad agosto riapriremo tutti i giorni. Speriamo bene, noi vogliamo comunque dare un messaggio di speranza”. Tutti si augurano che non ci sia un picco di contagi con l’arrivo dell’autunno: “Se il virus riprende a diffondersi saremo costretti a bloccarci, mi auguro di no”, dice Casagrande.

 

CastelBrando a pieno regime conta circa una cinquantina di dipendenti, e anche questo è una questione spinosa. L’obiettivo è quello di tornare a lavorare come prima, impiegando lo stesso numero di persone, ma – dichiara Casagrande – per quanto riguarda la cassa integrazione “non si capisce, c’è incertezza”.

 

Quello del turismo è un settore particolarmente colpito dalla crisi causata dal Coronavirus. Un’emorragia economica piombata poco dopo l’inserimento delle colline del Prosecco nell’elenco dei patrimonio dell’umanità Unesco e la partenza di tanti progetti legati al turismo in tutta l’area.

 

Proprio oggi sono stati diffusi i dati raccolti da Veneto Lavoro: supponendo una capacità di spesa degli stranieri e un’attrattività del territorio uguale a quella dello scorso anno, si potrebbe stimare che i mancati introiti da parte del turismo estero per il bimestre marzo-aprile siano di circa 780 milioni di euro in tutta la regione. Se, sotto le stesse ipotesi, si aggiungono le spese dei turisti italiani, si arriva a oltre 1 miliardo di euro.

 



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