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29 marzo 2024

Montebelluna

Tumori in crescita a livello nazionale: ma a Montebelluna il team di esperti consente di fare diagnosi precoci

Un convegno recente ha messo in luce come le strategie adottate sitano dando ottimi frutti

| Ingrid Feltrin Jefwa |

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| Ingrid Feltrin Jefwa |

Convegno tumori

MONTEBELLUNA – Il Distretto sanitario di Asolo si candida a diventare un modello a livello provinciale e non solo per i protocolli adottati nella cura dei tumori. In un recente convengo, particolarmente partecipato, a Fanzolo di Vedelago è stata fatta una proposte in tal senso dal primario Maurizio De Luca insieme con i coordinatori del Gruppo Interdisciplinare Oncologico: Giovanni Vicario, Riccardo Drigo, Carlo Biasiutti e Raffaele Sbeghen. “L’esperienza di questo consolidato gruppo di lavoro G.I.O. ULSS2 Distretto di Asolo – spiegano -, rappresenta oggi un valore aggiunto del nostro Distretto Sanitario che riteniamo debba essere valorizzato e riconosciuto a livello provinciale come tassello necessario per la realizzazione del più ampio piano socio sanitario regionale”.

I dati a livello nazionale su queste patologie sono allarmanti e quanto accade nel Distretto di Asolo, quindi negli ospedali di Montebelluna e Castelfranco rappresenta una risposta concrete ed efficace a quest’emergenza: “Secondo i dati pubblicati dall’AIOM 1 (Associazione Italiana di Oncologia Medica) in Italia, nel 2018, sono stati diagnosticati oltre 373.000 nuovi casi di tumori maligni, di cui 195.000 (52%) negli uomini e 178.000 (48%) nelle donne. L’incidenza annua è in progressivo aumento se si considera che nel 2011 l’incidenza di tumori maligni, in Italia, risultava di 360.000 nuovi casi. Considerando l’incidenza specifica per malattia, dei 373.000 nuovi casi di tumori maligni diagnosticati nel 2018 in Italia, 52.800 (14%) sono tumori della mammella, 51.000 (14%) tumori del colon-retto e 41.500 (11%) tumori polmonari, seguiti poi come incidenza dal tumore della prostata 35.000 casi (9%) e della vescica 27.000 casi (7%)”.

Ma ecco quali sono i benefici di questi protocolli medici adottati dal G.I.O., il super team di esperti: “La condivisione interdisciplinare dei percorsi diagnostici, terapeutici e assistenziali (PDTA), e la supervisione dell’applicazione di tali processi, costituiscono un elemento fondamentale della buona pratica clinica, necessaria per rispondere con efficacia ed efficienza alla richiesta di salute dei cittadini. I percorsi di screening attivati in modo capillare sul territorio permettono di identificare le patologie neoplastiche in fase precoce e di introdurre il Paziente in un percorso organizzato allo scopo di ridurre la mortalità e migliorare la qualità di vita. La presenza di gruppi interdisciplinari oncologici accreditati è dunque requisito essenziale affinché l’intero percorso oncologico venga garantito per tutti i cittadini”.

Riduzione della mortalità, e miglior qualità della vita grazie ad una diagnosi precoce quindi che vede coinvolti e collaborare tra loro analizzando i casi in equipe, per sondare congiuntamente tutti gli aspetti della patologia, in stretta relazione anche con i medici di base per accelerare i tempi d’intervento a tutto vantaggio dei pazienti. Non è quindi un caso che oltre 100 specialisti abbiano preso parte al convegno in questa metodologia è stata illustrata, sottolineandone i grandi vantaggi.

 


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