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11 dicembre 2024

Treviso

Treviso, picchia e minaccia di morte il suo datore di lavoro: arrestato

Ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un 40enne originario del casertano accusato di estorsione

| Gianandrea Rorato |

| Gianandrea Rorato |

Treviso, picchia e minaccia di morte il suo datore di lavoro

TREVISO - I Carabinieri della Compagnia di Treviso hanno rintracciato e arrestato, in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, un 40enne originario del casertano e dimorante nell’hinterland del capoluogo, per il reato di estorsione commesso, unitamente ai reati di minaccia grave e percosse, a Treviso, nell’aprile del 2022. Il provvedimento trae origine dalle risultanze di un’indagine svolta dai militari dell’Arma sotto la direzione della Procura della Repubblica di Treviso a seguito della querela presentata dalla parte lesa, un ristoratore, nei confronti di un cuoco con il quale, dopo circa sei mesi, il rapporto di lavoro era cessato.

L’indagato, dopo un’iniziale serena gestione nel rapporto lavorativo, aveva manifestato nel corso del tempo, a fronte di banali questioni, atteggiamenti minacciosi e inspiegabilmente aggressivi verso il proprio datore di lavoro, picchiato e minacciato di morte. Anche nei confronti degli altri dipendenti del locale l’uomo, dalla personalità inquietante, violenta e intimidatrice, adottava comportamenti minacciosi, asseritamente per vendicarsi di presunti torti subiti, “vantandosi” del proprio passato criminale (l’indagato annovera due precedenti specifici ed altri per reati gravissimi come l’associazione di stampo mafioso e il tentato omicidio e una recente condanna per evasione): un giovane collega veniva aggredito, un familiare di questi minacciato con un coltello. L’episodio principale alla base delle contestazioni a carico del cuoco si verificava quando il proprietario, successivamente a questi eventi, maturava l’intenzione di vendere il locale: il cuoco “procurava” un contatto utile con un possibile acquirente e i due convenivano che se l’affare fosse andato a buon fine, l’indagato avrebbe ricevuto, per la mediazione asseritamente svolta, la somma di 10.000 Euro.

Senonché a trattative in corso (la vendita alla fine, peraltro, non si è realizzata), il cuoco avvicinava una parente del proprietario chiedendo la somma in contanti di 5.000 Euro rappresentando che in caso contrario avrebbe fatto fallire l’affare minacciando di una “brutta fine” i responsabili. Intimorita dalla richiesta, la famiglia del proprietario del locale consegnava la somma al cuoco che tuttavia, un paio di settimane prima della scadenza naturale del contratto di lavoro, nel maggio 2022, risolveva anticipatamente il rapporto di lavoro, intimando, nella circostanza, alla parte offesa, il pagamento di stipendi non ricevuti. Grazie ai riscontri raccolti si dimostravano sia l’effettiva dazione della somma estorta (i familiari della parte lesa erano ricorsi, per questo, a risparmi personali e alla vendita di monili di proprietà) sia i comportamenti violenti dell’indagato, cui era stato regolarmente corrisposto, al contrario di quanto da lui asserito, il dovuto a titolo retributivo. Ma, oltre a ciò, gli operanti riuscivano a chiarire che la “mediazione” del cuoco per la vendita era stata solo apparente. Il potenziale acquirente del ristorante era infatti venuto a conoscenza della messa in vendita del locale per altre vie, non dall’indagato: quando l’aspirante acquirente si era presentato al ristorante per chiedere informazioni sulla vendita il titolare era assente e quindi aveva potuto parlare solo con il cuoco, che, evidentemente, ne aveva approfittato per far credere poi al proprietario di essere stato lui a reperire il possibile compratore. L’arrestato, al termine delle formalità di rito, è stato condotto in carcere e posto a disposizione dell’Autorità Giudiziaria mandante.

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| modificato il:

Gianandrea Rorato

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