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20 aprile 2024

Treviso

Treviso, negozi di vicinato in difficoltà: "Siamo al capolinea, stremati dalla burocrazia”

La proposta della Confcommercio: "Incentivi fino a 11mila euro come in Alto Adige"

| Isabella Loschi |

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| Isabella Loschi |

ascom Treviso

Il consiglio direttivo alimentaristi Confcommercio e lo staff Unascom

TREVISO - Tra casolini che chiudono e vetrine sfitte, la moria dei piccoli negozi di vicinato, vuoi per il peso fiscale e burocratico, vuoi per il caro affitti, vuoi per mancanza di ricambio generazionale, sta ridisegnando la geografia dei piccoli e grandi comuni della nostra provincia. Proprio dai piccoli negozi è partito nei giorni scorsi un allarme, già scattato nei mesi scorsi, poi si è inasprito con lo scontrino elettronico.

“Siamo al capolinea – spiega Riccardo Zanchetta, referente degli alimentaristi di Ascom Confcommercio Treviso - le nostre attività sono stremate da controlli, abbiamo un peso burocratico che ci distoglie dal lavoro, rischiamo ogni giorno e la politica continua a considerarci dei soggetti da spremere e non da valorizzare. Se chiudiamo noi, se ne va un presidio sociale utile per tutta la popolazione. Siamo esasperati ed iniziano ad emergere, sempre di più, forme di protesta autonome e diffuse col rischio di creare un clima di spaccatura e di tensione sociale inarrestabile”.

“Vogliono i pagamenti elettronici ma non abbassano le commissioni sul Pos, alcuni paesi sono ancora privi di fibra, per non parlare della privacy. Parlano di semplificazione, ma tra enti controllori non si parlano e le contestazioni per sanzioni incoerenti tra di loro sono all’ordine del giorno.  Lo scontrino elettronico è solo una delle tante incombenze, ma certo non risolve il problema della grande evasione fiscale”.

Ascom Treviso ha mappato, nel 2019, i bisogni dei piccoli negozianti con un tour attraverso le periferie del capoluogo e ne è emerso un quadro, afferma il presiedete Federico Capraro “di estrema urgenza con risvolti sociali fondamentali”. Ma l’allarme chiusure tocca tutti i centri urbani, come succede a Treviso, ed i piccoli paesi e non risparmia nessuno. Tra marchi celebri che spariscono e famiglie storiche, l’altalena del commercio fa rabbrividire e pone con urgenza la questione del ruolo sociale del commercio di prossimità.

“Il momento storico e la situazione provinciale”- conferma Federico Capraro - confermano che oggi la guerra alla lotteria è già iniziata e che domani  occorre andare oltre i singoli contributi locali, per costruire un “Sistema locale che considera questa imprese come dei baluardi fondamentali per l’economia dei paesi, delle città e per la qualità della vita”. La politica deve sistematicamente garantire fondi strutturali per il sostegno dei servizi garantiti dai negozi di vicinato. Occorre definire, sul piano economico e sociale, il modello del piccolo esercizio come presidio con valore di welfare”.

"Porteremo in Confcommercio Veneto la richiesta  di un tavolo tecnico per una proposta di legge regionale da indirizzare all’assessore Marcato, sulla scorta degli esempi di altre regioni. In Alto Adige è possibile assegnare contributi fino a 15.000 euro per l’apertura di esercizi di vicinato (negozi che lavorano in paesi con almeno 150 abitanti e che vendono generi alimentari di prima necessità al dettaglio) nelle località che ne sono prive. Mentre per garantire la sopravvivenza dei negozi di paese già presenti sul territorio, la provincia di Bolzano mette già a disposizione incentivi che vanno dai 9.000 agli 11.000 euro. Occorre ad una politica attiva e continuativa che sostenga queste imprese dal fondamentale valore sociale nei centri storici e nei centri minori in via di costante spopolamento”.

 


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