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10 ottobre 2024

Treviso

Treviso, il messaggio di Natale del vescovo Michele Tomasi

"Auguro a tutti e a ciascuno di poter vivere un Natale di relazioni autentiche e profonde, e di poter toccare il mistero della vita che si apre come un dono"

| Isabella Loschi |

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| Isabella Loschi |

vescovo Michele Tomasi

TREVISO - Il vescovo di Treviso, monsignor Michele Tomasi, ha inviato gli auguri di Natale a tutti i fedeli. Ecco il messaggio del vescovo per il Santo Natale.

Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita - la vita infatti si manifestò, noi l'abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi -, quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena” (1Gv 1, 1-4).

Questo annuncio che ci giunge dalle Scritture, dalla prima lettera di San Giovanni, è il cuore di quanto noi celebriamo, anche quest’anno, nelle feste del Natale. Si manifesta la vita, nel Natale, nell’Incarnazione del Verbo eterno. E tante, tante mani hanno toccato il Verbo della vita. Quante le storie che sono state a contatto con la storia terrena di Gesù, e quanti coloro che hanno udito con le loro orecchie e visto con i loro occhi il Signore Gesù e ci hanno raccontato quanto udito, visto, toccato. Ecco l’annuncio più sorprendente e carico di speranza: un Dio che si lascia udire, vedere, un Dio che si lascia toccare. Che assume le dimensioni del quotidiano e del reale: della nostra vita, proprio di questa. Lui è tra noi, Lui è reale. Possiamo pensarlo, ma non è un pensiero. Possiamo avere delle idee in proposito ed elaborare sublimi teorie, ma non si tratta di un’idea, o del contenuto di una teoria. Gesù di Nazaret, nato a Betlemme, si è fatto toccare da tante mani, da tante storie, da tante persone. Non si è mai tirato indietro. In vita ed in morte si è lasciato toccare. E anche dopo la Risurrezione dai morti. E continua così ancora oggi. Si lascia toccare da noi, da me e da te. Si lascia toccare nell’uomo e nella donna che hanno subito l’assalto della vita e dei briganti lungo le strade dell’esistenza, e che hanno bisogno di essere soccorsi. Si lascia toccare da chi ha bisogno di attenzione e di cura, da chi si affida a noi per poter sopravvivere, e vivere. Si lascia toccare nelle mani tese e nei corpi affaticati dei naufraghi e degli esuli, nei corpi sfigurati dall’odio e dalle guerre. Si lascia toccare con il tocco tenero e forte di tante mamme e papà, di tanti nonni e nonne che con le loro mani costruiscono cattedrali di affetto e protezione per i loro bimbi. Si lascia toccare dalle mani di quanti lavorano e costruiscono un pezzo di mondo più giusto, più bello, lieto ed accogliente, e che sono ancora capaci, anche al giorno d’oggi, di lavorare più per il bello e il buono che per l’utile.

Si lascia toccare dalla carezza delicata di chi ama accogliendo l’altro o l’altra come un dono, e non come un possesso. Si lascia toccare da chi si prende cura di ogni fragilità e di ogni debolezza, di ogni malattia e di ogni limite, di chi sa toccare la storia per promuovere il bene di tutti. Si lascia toccare da chi è pronto a costruire con coraggio e fantasia spazi di dignità e di accoglienza. Si lascia toccare anche dalle domande di senso, di pienezza di vita che ciascuno di noi riesce ancora a porre, perché sente e sa che in quel tocco è ancora possibile una risposta che non delude.

E’ questo il miracolo della nostra vita, fragile ma grande, vita in eterno; la possibilità che ci è donata, a partire da quel primo Natale della storia, nella notte di Betlemme, di continuare ad ascoltare, a contemplare e a toccare - proprio con le mani, proprio con le nostre - il Verbo della vita.

Questo ci dice la Scrittura, questa è la nostra esperienza, se soltanto siamo disposti a fidarci di Dio. Queste cose anche io vi scrivo in questo tempo santo, fratelli e sorelle, “perché la nostra gioia sia piena”. Auguro a tutti e a ciascuno di poter vivere un Natale di relazioni autentiche e profonde, e di poter toccare il Bimbo che nasce, il Dio che ci sostiene e ci guida, il mistero della vita che si apre come un dono. Buon Natale, e che i nostri cuori e le nostre mani possano ancora e sempre toccare il Verbo della vita”.

 


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Isabella Loschi

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