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16 aprile 2024

Treviso

A Treviso capolavori dal mondo, opere e reperti inediti, per la grande mostra su Canova

Al Museo Bailo saranno sveltati al pubblico una serie di reperti conservati nelle collezioni civiche, mai esposti fino ad ora

| Isabella Loschi |

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A Treviso capolavori dal mondo, opere e reperti inediti, per la grande mostra su Canova

TREVISO - A Treviso capolavori dal mondo, opere e reperti unici e inediti, conservati nelle collezioni civiche e mai esposti per la grande mostra su Antonio Canova. Mancano due mesi all’apertura al Museo Bailo della mostra “Canova, Gloria trevigiana” e dai musei civici di Treviso giungono le prime anticipazioni di quella che si prefigura come la più importante mostra canoviana della stagione in Italia. Al museo sarà esposto per la prima volta il volume monumentale con le incisioni delle opere di Antonio Canova, donato nel 1837 dal fratello del grande maestro, Giovanni Battista Sartori, all’Ateneo di Treviso. Si tratta di un unicum sia per le dimensioni, 90 x 73 cm formato chiuso, che per il contenuto, ben 86 rami realizzati da diversi artisti. L’opera, restaurata, viene esposta per la prima volta in mostra e riprodotta integralmente come allegato al catalogo.

“C’è grande attesa per la mostra dedicata al Canova, oltre che per l’inaugurazione del nuovo Grande Bailo. Il pubblico potrà ammirare un nucleo molto importante di sculture e gessi del grande maestro. Molti dei prestiti, anche eccezionali, per la mostra sono già stati definiti e confermati. Sarà una mostra bellissima che, ne siamo certi, riuscirà a celebrare il Canova, indiscussa Gloria Trevigiana”. L’assessore alla Cultura Lavinia Colonna Preti anticipa che la mostra trevigiana intende svelare, per la prima volta al largo pubblico, “una serie di reperti conservati nelle collezioni civiche, mai sino ad ora esposti”. A partire dai calchi della mano destra del Maestro e della sua maschera funeraria, autentiche “reliquie” dell’artista, entrate nelle collezioni civiche già in epoca ottocentesca.

“Per capire l’importanza di questi due “reperti - spiega il direttore dei musei civici Fabrizio Malachin - bisogna tornare al clima culturale dell’epoca.Quando, il 13 ottobre 1822, Canova muore a Venezia, scatta la caccia alle sue reliquie, quasi fosse un santo. Uno dei primi biografi, Pier Alessandro Paravia, riferisce che il giorno dopo la morte “si fece la sezione del cadavere alla presenza de soprintendenti Aglietti e Zannini, a cui si aggiunsero Pietro Pezzi e Tommaso Rima, chirurgo primario di questo nostro spedale”. E’ lo stesso Paravia a pubblicare in antiporta l’incisione della “maschera cavatagli dopo morte”. Il gesso suscita oggi un po’ di sensazione “per l’efficacia con cui mostra la decadenza fisica provocata dalla malattia e dalla vecchiaia nell’artista della bellezza ideale”, ma ha un valore documentale relativo sia all’aspetto dell’artista che al macabro ‘mercato’, gestito da Leopoldo Cicognara in accordo con l’erede Sartori, che si fece subito dopo la morte. Un feticismo, sostenuto certo dal mito stesso di Canova, che portò all’eccesso di fare a pezzi un cadavere per conservare la memoria di uno spirito geniale”.

 


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