La terza volta di Officina Malanotte
Fino al 7 luglio sarà visitabile la mostra conclusiva della residenza artistica ospitata dalla cantina Bonotto delle Tezze
| Fabio Zanchetta |
VAZZOLA - La terza edizione di Officina Malanotte ha dato il via alla mostra conclusiva delle opere prodotte durante la residenza artistica curata da Daniele Capra e ospitata dalla tenuta Bonotto delle Tezze. Per tre settimane quattro artisti, Paolo Pretolani, Fabrizio Prevedello, Eleonora Rinaldi e Giorgia Severi, hanno “invaso” la tenuta della famiglia Bonotto a Tezze di Piave, un luogo denso di storia che nei suoi spazi racconta una tradizione agricola secolare e la sua evoluzione nel tempo, dal “cortivo” tipico della campagna trevigiana del XVI secolo alla cantina moderna, progettata dall'architetto Toni Follina. “Lo pseudo-contratto che abbiamo firmato con gli artisti – racconta il titolare dell'azienda Antonio Bonotto – non ha alcuna indicazione o indirizzo, paradossalmente sono liberi anche di non produrre nulla. L'unico obbligo è quello della residenza, cioè di vivere questo luogo, inteso in senso ampio, non solo gli ambiti dell'azienda ma anche il paese e la comunità”.
E hanno veramente vissuto la comunità, i quattro artisti selezionati per la residenza: la notte erano accolti nell'ex casa delle suore, abbandonata nel 2016 dopo oltre un secolo di permanenza, la mattina si svegliavano al suono del campanile lì attaccato e incontravano i bambini dell'asilo, infine durante le loro ricerche si relazionavano con gli abitanti del paese, che li aiutavano a comprendere il contesto in cui si trovavano. “Sono tanti i motivi per cui portiamo avanti questo progetto – prosegue Antonio Bonotto – tra questi il fatto che rappresentiamo un prodotto, il vino, che non può che essere legato alla sua terra di origine, e per quanto il nostro lavoro si esprima in un calice, vogliamo che venga percepito anche tutto quello che ci sta attorno. Queste sono comunità in trasformazione rapida, stanno perdendo l'identità che hanno avuto per secoli, viene meno il senso stesso di comunità, e c'è il bisogno di creare nuovi simboli, nuove relazioni”. “Questo è un progetto nato con l'idea di raccontare come un luogo periferico ed esterno al mondo della cultura possa avere iniziative e progetti di elevato profilo”, spiega il critico e curatore Daniele Capra, che arrivato alla terza edizione di Officina Malanotte vede l'idea di residenza crescere e creare dinamiche inattese e fertili. “Grazie alla capacità degli artisti di vedere cose che prima non c'erano abbiamo colonizzato tutti gli spazi dell'azienda – prosegue Capra – dopo essere partiti dall'officina durante la prima edizione, uno spazio esterno alla tenuta. Questi sono luoghi che conosco bene, e rivederli trasformati attraverso gli occhi degli artisti è una grande sorpresa”.
“Più che di una mostra in senso classico si tratta di un laboratorio, un open studio con opere disseminate in cui l'artista ha modo di confrontarsi con il pubblico durante il lavoro di elaborazione – spiega il curatore – questa edizione di Officina ha avuto molto a che fare con l'idea di trasformazione, ha testimoniato come un luogo possa essere un reagente che si combina con la pratica artistica, E questa tenuta è uno spazio fisico di relazioni, di persone che curano con devozione il vino, di continui transiti e innumerevoli potenziali relazioni”.
Ed è un luogo denso di suggestioni, tanto ideali quanto materiali, che gli artisti hanno spesso intercettato e contaminato con la loro ricerca. Fabrizio Prevedello ha accompagnato negli spazi dell'azienda due sculture dalla natura ibrida e in continuo divenire: un blocco “nomade” di cemento e marmo che ha cementato via via in differenti superfici della tenuta, ogni volta accrescendone le dimensioni e i materiali di composizione, e un bizzarro tripode di ispirazione scarpiana, una sorta di grande compasso con i piedi di gesso che lasciava tracce effimere nei luoghi dove stazionava.
Giorgia Severi, artista interessata alle relazioni tra ambiente e paesaggio antropico, ha invece prodotto delle opere utilizzando grandi lenzuola recuperate in loco e dipinte con la tecnica del frottage, utilizzando i residui di lavaggio dalle cisterne di vino rosso e in un caso realizzando una sorta di ritratto post-mortem della grande quercia secolare dell'azienda, il cui abbattimento a causa di un fulmine ha segnato un momento drammatico nella storia della tenuta. I dipinti di Paolo Pretolani e Eleonora Rinaldi hanno trovato invece spazio negli ambienti dell'ex stalla e del vecchio negozio del materassaio, adiacenti alla strada principale del paese e quindi i più soggetti a stimoli esterni capaci di contaminare le ricerche personali, l'una dedicata maggiormente alla fascinazione nei confronti del mondo animale e delle sue forme surreali, l'altra alla figura umana e al suo confronto con il concetto di doppio. La mostra sarà visitabile tutti i giorni fino al 7 luglio previo appuntamento, informazioni al numero 0438488323 o all'indirizzo mail info@officinamalanotte.art
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