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28 marzo 2024

Conegliano

Terremoto in consiglio a Conegliano

I Popolari fanno mancare il numero legale in consiglio comunale, ma Dugone chiarisce: "Non usciamo dalla maggioranza"

| Roberto Silvestrin |

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Terremoto in consiglio a Conegliano

Stefano Dugone

 

CONEGLIANO - I Popolari per Conegliano fanno saltare il banco: con la loro uscita dall’aula, durante il consiglio comunale del 21 novembre, hanno fatto mancare il numero legale, costringendo a dichiarare deserta la seduta. Complice l’assenza di altri due consiglieri di maggioranza e l’uscita dall’aula anche delle minoranze, non ci sono stati i numeri sufficienti per il voto sulla variazione di bilancio.

 

Al momento del voto anche Francesco Polo e Stefano Dugone, i due consiglieri dei Popolari, hanno infatti deciso di uscire dall’aula, abbandonando gli altri 11 consiglieri di maggioranza presenti. “Non c’è scambio e non c’è ascolto – spiega Dugone -, la città è ferma o addirittura retrocessa. Si fa solo l’ordinaria amministrazione, ma senza lungimiranza e progettualità per la città”.

 

Il consiglio comunale è stato convocato il giorno dopo: i Popolari non si sono presentati, e il numero dei consiglieri presenti in aula per il voto è rimasto lo stesso del giorno prima, ovvero 11. La seconda convocazione, però, fissa a 8 il numero legale dei consiglieri: la maggioranza ha così approvato senza problemi i punti rimasti.

 

Ma ora che succede? “Noi non usciamo dalla maggioranza, che tra l’altro viene decisa dai cittadini, e non dai consiglieri – continua Dugone -. Noi rimaniamo di centrodestra, che auspichiamo sia più di centro che di destra”. Di fatto, anche senza i Popolari, la maggioranza regge. Però, ricorda Dugone, “se si toglie il nostro 9% alle elezioni, il sindaco diventa un sindaco di minoranza”.

 

E proprio il sindaco Fabio Chies ha annunciato che verificherà con i Popolari la situazione venutasi a creare all’interno della maggioranza. I toni del primo cittadino, però, sono meno distensivi del solito: “Se qualcuno si mette in minoranza da solo, ne prendo atto. Noi andiamo avanti, chi è d’accordo ok, chi non è d’accordo fa una scelta. Noi andiamo avanti a lavorare, non voglio perdermi in questioni di equilibri di palazzo”.

 


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