Tagli agli stipendi per gli addetti alla sicurezza dell'aeroporto: "Sui lavoratori tutti i costi della crisi"
Per i sindacati si conferma così "una chiusura totale sul fronte della tutela dei redditi e dell’occupazione"
| Isabella Loschi |
TREVISO - “Save vuole far pagare in toto ai lavoratori i costi della crisi senza valutare nessun percorso di tenuta occupazionale e dei redditi né alcuna prospettiva verso la riapertura. Confidiamo che senso di responsabilità sia messo da ambo le parti”. I sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltus Uil, a neppure 48 ore dalla notizia della richiesta del taglio degli stipendi degli addetti alla sicurezza aeroportuale degli scali di Venezia e Treviso, si trovano ad affrontare un secondo strappo con Save. “Neppure sulla gestione della cassa integrazione per i circa 400 lavoratori dei due scali veneti impiegati dalla società Triveneta Sicurezza si è trovato un accordo”, spiegano i sindacati.
“La società del Gruppo Save oltre alla richiesta del taglio dell’integrativo contrattuale, pari a un 25% del salario, oggi mette sul piatto un’ulteriore decurtazione: nel passaggio tra cassa integrazione straordinaria e l’apertura delle 12 settimane di cassa in deroga Covid si rifiuta, infatti, di erogare il supplemento economico che permetteva ai dipendenti di percepire fino all’80% della media delle retribuzioni precedenti alla cassa, nonché di anticipare le somme per l’Inps, possibilità prevista dal Dl Sostegni”. Per i sindacati si conferma così una chiusura totale sul fronte della tutela dei redditi e dell’occupazione. “I lavoratori così dal 16 marzo potrebbero vedersi pagato il nuovo ammortizzatore sociale direttamente dall’Inps”,affermano i rappresentanti sindacali
“Ieri la richiesta del taglio dell’integrativo contrattuale pari a un 25% del salario più un’ulteriore flessibilità lavorativa e oggi un’altra decurtazione. È un fatto grave – continuano i sindacati – che evidenzia chiaramente le scelte del Gruppo, mirate a tagliare il costo del lavoro, guardando anche a una possibile esternalizzazione del servizio, invece di credere convintamente nella qualità del lavoro dei propri dipendenti. Ci risulta, poi, che nessun taglio degli stipendi sia stato effettuato ai dirigenti del gruppo”. “Pensiamo – chiudono le sigle di categoria rappresentanti dei lavoratori – che si debbano abbassare i toni trionfalistici sul Masterplan e garantire il posto di lavoro e il reddito alle tante famiglie del veneziano e del trevigiano”.