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19 marzo 2024

Cronaca

Lo studente diventa cavaliere: "Ho cucinato per i medici, non sono un eroe"

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Riccardo Emanuele Tiritiello

di Federica Mochi

 

Eroe, Riccardo Emanuele Tiritiello, non si sente affatto. ''Gli eroi sono stati medici e infermieri che hanno combattuto notte e giorno contro il virus. Noi siamo stati nelle retrovie e abbiamo fatto solo una piccola parte". Ma il ragazzo, 19 anni, sin dall’inizio dell’emergenza sanitaria è stato in prima fila per dare il suo contributo. Studente dell’istituto Paolo Frisi di Milano, con il padre, il nonno e un gruppo di amici, Riccardo ha cucinato gratuitamente per i medici e gli infermieri dell’ospedale Sacco di Milano e per altre strutture ospedaliere. E oggi è arrivata la nomina a cavaliere al merito della Repubblica da parte del capo dello Stato, Sergio Mattarella.

 

"Non ne sapevo nulla - spiega il giovane all’Adnkronos - sono stato contento, certo, ma noi lo abbiamo fatto solo per fare del bene al prossimo. Non ci aspettavamo tutto questo". Riccardo, appena le scuole sono state chiuse, si è rimboccato le maniche, servendo la comunità in un momento drammatico. "Sono stati giorni difficili per tutti - ricorda - durante i quali non riuscivamo a dare un senso a quello che stava accadendo, non ce ne rendevamo conto. In quattro e quattr'otto abbiamo messo su un team con il quale siamo riusciti a fare l’impossibile".Riccardo, infatti, non era solo. "Con me c'erano anche i miei amici Piero, Aurora, suo fratello Michael, mio fratello Filippo e Fulvio, un altro amico - ci tiene a precisare -. Insieme hanno lavorato perennemente, in ogni momento. Davanti a ogni ostacolo abbiamo cercato di andare avanti e non tirarci indietro, facendoci forza l'uno con l'altro. Questa esperienza ci ha fatto crescere e diventare grandi, maturare prima del tempo. Ci ha fatto davvero tanto bene. Nella catastrofe siamo risusciti a tirar fuori davvero il buono. Prima su di noi poi verso gli altri". Però, se potesse parlare con Mattarella, c'è una cosa che gli farebbe notare.

 

"Gli direi che comunque il riconoscimento non lo merito solo io - spiega - ma tutti quelli che hanno lavorato con me. Il riconoscimento è per tutti, non solo per me. Nessuno comandava sugli altri, non c’erano leader ma un gruppo che ha lavorato insieme, senza tener conto di orari o festività. Eravamo lì a dare una mano o un sorriso agli operatori sanitari che hanno combattuto la battaglia più difficile fino ad oggi”. Tutti loro hanno contribuito. Nessuno escluso. "Io ho avuto l’idea ma poi per metterla in atto è stato un altro paio di maniche - osserva -. Queste persone fantastiche hanno fatto la parte più grande dell’impresa. Hanno agito nel modo migliore che si potesse". Nel futuro prossimo Riccardo sogna di aprire un ristorante. "Io faccio l’alberghiero, volevo lavorare in giro per l’Italia e il mondo e sogno di aprire un mio ristorante. Questa prima del Coronavirus era la mia intenzione. Ora è da vedere cosa mi porterà il futuro". 

 



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