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28 marzo 2024

Cronaca

Lo Spi Cgil studia l’impatto economico della pandemia sul Veneto

La regione messo in ginocchio dal Covid, in un anno cresce del 25% il numero delle famiglie in povertà relativa

| Ilaria Frare |

| Ilaria Frare |

Spi Cgil

VENETO - "In Veneto la pandemia ha prodotto una crescita della povertà superiore ad altre zone di Italia". A dirlo è il sindacato dei pensionati, Spi, della Cgil regionale che ha studiato l’impatto della pandemia sui bilanci delle famiglie venete, disegnando un quadro dalle tinte non vivaci, utile però nell’ambito della negoziazione sociale che vede impegnati Comuni, Enti locali, Ulss e sindacati in un confronto per la destinazione delle risorse, soprattutto quelle messe a disposizione dal piano nazionale di rilancio.

Lo Spi rileva che nel 2020 in Veneto il 13% delle famiglie, circa 273 mila, si trova in una situazione di povertà relativa, ovvero fatica ad arrivare a fine mese. Rispetto al 2019, quando il dato si fermava al 10,4%, ossia a poco più di 200 mila famiglie, la crescita sembra attestarsi ad un 25% in più. Se poi facciamo un salto indietro di dieci anni, quando le famiglie venete in povertà relativa erano circa 60 mila, la crescita è vertiginosa e si attesta oltre al 400%.

“Il Veneto è tutt’altro che un’isola felice, anzi.” commenta Renato Bressan, della segreteria Spi “La pandemia nella nostra regione ha svuotato i portafogli di molte famiglie.” L’analisi del sindacato dei pensionati si sofferma anche sui bilanci dei Comuni veneti: la cosiddetta spesa sociale, destinata a finanziare il Welfare, nel 2019 rappresentava il 15,5% della spesa totale (corrente), nel 2020, invece, è salita al 20,5%.

Un altro dato da tenere in considerazione sembra essere la quantità di risorse destinate agli interventi contro l’esclusione sociale che hanno “consumato” il 4,6% della spesa corrente, contro l’1,8% del 2019. “Oggi più che mai si rende necessario il potenziamento di quei piani di zona che programmano gli interventi sociali sui territori. Grazie al confronto fra sindacati come il nostro e gli enti locali o le aziende sanitarie, hanno permesso anche in questo difficilissimo periodo di affrontare la pandemia con strumenti idonei.” continua Bressan

“La programmazione da una parte ha permesso di potenziare ciò che già esisteva, soprattutto a favore degli anziani, come l’accompagnamento di soggetti fragili alle visite, la continuità assistenziale, il sostegno economico per le spese farmaceutiche, la consegna della spesa a domicilio, la verifica dei bisogni attraverso la contrattazione sociale. Dall’altra, ha favorito servizi innovativi, come l’attivazione delle telefonate a persone sole e anziane, il sostegno alimentare alle categorie più compite dalla pandemia, le campagne informative sui vaccini e gli sportelli sociali che a nei prossimi mesi lo Spi avvierà in tutta la regione.”

 

 


| modificato il:

Ilaria Frare

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